Incentivi economici per l’adozione dei randagi, applicazione ordinanza a tutela delle libere colonie feline, interventi di primo soccorso, nascita della consulta animalista.
Sono questi alcuni dei provvedimenti che, pare, la giunta Accorinti abbia già reso esecutivi, in tema di prevenzione del randagismo e benessere degli animali, nei primi due anni di governo.
Annunci che, ancora una volta, arrivano nel corso della “solita” conferenza stampa, piena di buoni propositi, sempre gli stessi, e frasi a metà che scivolano sapientemente su dettagli tutt’altro che marginali.
Cominciamo dalla delibera adozioni, provvedimento attraverso il quale l’assessore al Benessere degli animali, Daniele Ialacqua,“spera di riuscire ad attuare lo sgombero del rifugio di via don Blasco, atteso da oltre dieci anni”.
Difficile però, immaginare che si possa risolvere il problema randagismo solo attraverso una campagna di adozioni se, congiuntamente, non verranno attuati interventi di sterilizzazione dei randagi allo scopo di prevenire nuove nascite.
Ma torniamo al nodo centrale, secondo quanto annunciato dall’amministrazione infatti, il testo della delibera, approvata lo scorso 14 maggio, per un impegno di spesa pari a 20mila euro destinati ad incentivi di natura economica per l’adozione di cani e gatti abbandonati, sembra già essere, secondo quanto emerso nel corso della conferenza stampa, realtà concreta ed immediatamente operativa.
Il provvedimento, che si sostanzia in un nuovo regolamento, però, per poter produrre i propri effetti, dovrà prima passare al vaglio della commissione Regolamenti di palazzo Zanca e, solo successivamente, affrontare il voto del Consiglio comunale.
Un passaggio, quest’ultimo, tutt’altro che formale, che è stato probabilmente dimenticato dal titolare al Benessere degli animali.
Eppure, la prassi, in questo senso, non conosce deroghe ed è piuttosto ben collaudata: qualsiasi nuovo regolamento o la modifica di un testo preesistente deve essere sottoposto a preventivo voto della commissione. Una tappa obbligatoria che ha conosciuto anche la Consulta animalista, bocciata proprio all’interno della nona commissione.
E proprio sulla nascita della prima Consulta animalista, l’assessore al Benessere degli animali annuncia soddisfatto: “Finalmente lo strumento consultivo è stato approvato in commissione e adesso passerà al voto del Consiglio comunale”.
Cosa fatta anche stavolta? Non è detto.
La nona commissione, presieduta da Mariella Perrone, ha esitato il testo con parere negativo evidenziando criticità relative sia alle modalità di designazione del presidente della Consulta che, dovrebbe essere eletto, secondo quanto richiesto dai componenti della commissione, e non nominato su indicazione del sindaco, come invece vorrebbe la giunta, sia in merito all’inconsistenza delle politiche animaliste messe in atto dall’amministrazione.
Il testo, sonoramente bocciato, arriverà quindi al voto dell’aula due anni dopo il suo annuncio, nel corso di una conferenza stampa in pompa magna nel salone delle Bandiere di palazzo Zanca, con un biglietto da visita tutt’altro che incoraggiante.
L’amministrazione però, naviga a vista e non appare per nulla impensierita né dal passaggio in aula, né dalle obiezioni sollevate in commissione.
Altro annuncio che ritorna è l’ordinanza a tutela delle libere colonie feline, anche in questo caso si tratta di un provvedimento già annunciato nel marzo del 2014 e mai attuato.
Un provvedimento sindacale che, tra le altre cose, prevedeva la collocazione di una cartellonistica con la quale si informava la cittadinanza dei contenuti della normativa nazionale, che consente di somministrare cibo e acqua e dare ricovero alle colonie feline che non possono essere allontanate dal loro habitat.
L’ordinanza però non cammina su gambe proprie e necessita di organi che vigilino sulla sua concreta applicazione. Passando dal piano squisitamente teorico a quello più pragmatico, l’ordinanza, trascorso abbondantemente un anno dalla sua entrata in vigore, non ha modificato le penose condizioni nelle quali vivono i gatti della città: maltrattati, feriti, malati e mutilati.
Qualcosa di davvero concreto però c’è: il graduale inizio, ieri mattina, dello sgombero del rifugio di via don Blasco.
Molti cani, ospiti dei locali dell’ex facoltà di Medicina veterinaria, sono stati trasferiti “temporaneamente”, come ha annunciato da Ialacqua, all’interno del canile convenzionato di Millemusi, per il quale si prevede una nuova gara, mentre per gli esemplari restanti, circa 80, tutto è demandato ad una campagna adozioni ancora ai nastri di partenza.
Poche certezze, inoltre, sul futuro dei gatti, in parte trasferiti circa un anno fa all’interno di in un’altra struttura, per i quali all’orizzonte non sembrano profilarsi adeguate soluzioni.
Respinte, una dietro l’altra, tutte le richieste di concessione di un terreno presentate da una delle associazioni che operano all’interno del rifugio, destinatario dell’ordinanza di sgombero firmata dal Sindaco.
Ultima in ordine di tempo la richiesta relativa alla cessione di un’area comunale a Sperone, delibera emanata dall’amministrazione lo scorso ottobre e bloccata dal parere contrario, ma non vincolante, del consiglio della sesta Circoscrizione.
Quindi? Si cerca ancora, così come si cerca una sede idonea per la realizzazione di un rifugio comunale.
Non va meglio sul fronte accalappiamento; anche qui l’Assessore annuncia come potenziato e già operativo il nuovo servizio, attrezzato anche per il recupero dei gatti.
Le emergenze di questi giorni però, come testimoniano alcuni volontari che si occupano di felini, smentiscono anche in questo caso la campagna annunci: “Ad ogni emergenza le istituzioni si rivolgono a noi – spiega una di loro – sono semplici cittadini come me a sobbarcarsi spese, degenze e interventi di recupero. Dei gatti non si interessa nessuno”.
Una condizione di “assenteismo” istituzionale che dovrebbe sanarsi, pare, grazie a una convenzione siglata tra il Comune di Messina e l’Ospedale didattico della facoltà di Medicina veterinaria.
Accordo ancora da definire relativamente a tempi di attuazione, modalità di recupero e ricovero dell’animale ferito, reperibilità del veterinario, cure e costi, tutti elementi rispetto ai quali non è dato di sapere.
Ialacqua però, soddisfatto, commenta: “Non ci adeguiamo completamente alla normativa, però miglioriamo sia la condizione degli animali che la risposta del Comune. Nessuno lo aveva mai fatto prima”.
E tanto ci basta, perché l’importante non è vincere ma partecipare.
Emma De Maria
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