Sui 15 milioni di euro che l’Amam dovrebbe dare ogni anno al Comune come canone il Consiglio non si è ancora espresso. Lo doveva fare oggi ma facendo cadere il numero legale si pronuncerà domani. Dal 25 aprile i poteri dell’aula saranno soltanto urgenti e indifferibili mentre il 7 maggio scadranno i termini per fornire modifiche alla commissione ministeriale sul Piano di riequilibrio finanziario decennale, preparato e approvato per evitare il dissesto. Questa mattina il presidente del Collegio dei revisori dei Conti di Palazzo Zanca, Dario Zaccone, è stato ricevuto dal commissario Croce e dagli Esperti. Zaccone ha ribadito il parere negativo del Collegio al contratto di servizio che prevede che la partecipata ogni anno versi all’amministrazione 15 milioni di euro quale canone di concessione dei servizi. E il Consiglio, con il parere negativo dei Contabili, potrebbe adeguarsi anche se l’amministrazione confida ancora nella politica. Oggi in fase di votazione per il rinvio della trattazione della delibera è venuto meno il numero legale e il provvedimento sarà riesaminato nella seduta che è stata convocata per domani alle 10. Secondo la delibera l’Amam dovrà corrispondere al Comune di Messina un corrispettivo annuo, determinato applicando, al valore dei beni di proprietà del Comune e ceduti in comodato o locazione o leasing operativo, il coefficiente previsto per le singole categorie di beni dalla tabella degli ammortamenti fiscali per le aziende di distribuzione di acqua potabile e non potabile (Specie III-Gruppo 17), aumentati del 300 per cento. Il provvedimento prevede anche l’obbligatorietà, per legge, del pareggio di bilancio sulla base del piano industriale che l’Amam dovrà predisporre e di qualsiasi altra spesa necessaria all’attività gestionale compresa la manutenzione ordinaria e straordinaria sugli impianti. Se il consiglio respingerà il contratto di servizio saranno “dolori” per l’amministrazione che dovrà in tutta fretta trovare un rimedio finanziario al Piano di riequilibrio.
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