Il consigliere della terza Circoscrizione e Presidente del Comitato di Gestione dell’asilo nido di Camaro, Libero Gioveni, dopo il campanello d’allarme lanciato lo scorso 24 novembre sul possibile aumento delle rette dei 3 asili nido comunali della città (Camaro, San Licandro e Giostra), ritiene «inopportune e fuori da ogni logica le misure correttive previste dal Commissario Straordinario Luigi Croce anche nel settore degli asili nido». Tali misure infatti metterebbero a rischio le stesse strutture, provocando disagi sotto il profilo occupazionale e sociale. «Quali e quanti genitori, anche con un discreto reddito, pagherebbero ben 258,23 euro al mese per mantenere i propri figli in un asilo nido comunale, quindi pubblico?». domanda Libero Gioveni, che aggiunge: «Tanto vale optare per un asilo nido privato dove la retta può essere paradossalmente inferiore, a fronte per altro di un servizio di assistenza spesso anche più prolungato». «Già dal 2 gennaio — ricorda Gioveni — sarebbe dovuto avvenire, a cura del Dipartimento servizi sociali, l’inserimento dei bambini i cui genitori avevano presentato istanza di ammissione nello scorso mese di ottobre. Di fatto però il Dirigente non ha ancora provveduto alla convocazione dei primi aventi diritto in graduatoria in quanto, appunto, il Commissario sembra si sia intestardito nel voler applicare per tutti, indipendentemente dal reddito familiare, la massima tariffa consentita dalla legge che è quella di 258,23 euro». Decisione che — denuncia il Consigliere — rischia di portare a uno spopolamento delle strutture pubbliche e a una mancata prestazione del servizio, meno risorse per il mantenimento in proroga del servizio stesso in attesa del nuovo bando, personale della cooperativa in esubero, fino alla definitiva chiusura. «Se poi a tutto questo — ribadisce Gioveni — si aggiunge anche l’elemento discriminante che emergerebbe rispetto ai bambini attualmente già ospiti negli asili che non potrebbero subire gli aumenti delle rette per effetto di una sentenza del Consiglio di Stato (la n. 4362 del 31 luglio 2012) che di fatto li vieterebbe perché giudicati già illegittimi in un caso simile avvenuto nell’aprile 2011 nel Comune di Bologna, non si può non ritenere politicamente folle un simile espediente»
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