Alla fine di un lungo iter legislativo, l’Ars ha approvato, questo pomeriggio, l’emendamento al ddl omnibus che recepisce la legge Delrio sull’abolizione delle Province e la contemporanea creazione di Città Metropolitane e Liberi consorzi. A ricevere il rango di città metropolitana saranno Palermo, Catania e Messina mentre i restanti capoluoghi diverranno consorzi.
In base alla normativa nazionale i sindaci dei capoluoghi coincideranno con quelli delle Città metropolitane e con i presidenti dei sei Liberi consorzi. Anch’essi istituiti con la recente riforma, sbloccata grazie all’emendamento approvato oggi a scrutinio segreto, con 34 voti favorevoli e 27 contrari. Si sono astenuti i parlamentari del Movimento 5 stelle. Quindi Leoluca Orlando, Enzo Bianco e Renato Accorinti saranno alla guida, rispettivamente, delle Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.
“Siamo arrivati anche se in ritardo. Dovevamo anticipare il governo nazionale, ma finalmente si ottiene un risultato”. Questo, il commento del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, soddisfatto perché l’Assemblea ha appoggiato la linea da lui indicata da tempo. “Siamo convinti – aggiunge – che tre grandi città, insieme alla Regione, possano spingere di più sul governo nazionale per avere quello che ci spetta, che ci è dovuto. E’ stato importante anche il dibattito d’aula. Alla fine ha prevalso la buona politica anche sul gioco delle parti”.
E’ questo il coronamento di un iter avviato nel 2013. La prima tappa, l’approvazione della legge regionale 8/2014, normativa quadro che, varata dall’Ars il 24 marzo di due anni fa, istituisce i Liberi consorzi e le Città metropolitane in attesa di approfondirne funzioni e contenuti. La legge Delrio, la 56/2014, che trasforma le Province in enti territoriali di area vasta, risale al successivo 7 aprile.
La prima legge regionale di riforma, attuativa della 8/2014, è la 15/2015, impugnata dallo Stato poiché, tra le altre cose, invece della nomina in automatico dei sindaci dei capoluoghi alla guida di Città metropolitane e Liberi consorzi, prevede il voto ponderato da parte degli amministratori degli enti locali. Viene così varata la legge regionale 5/2016, le cui modifiche rispetto alla precedente “non risultano esaustive”, come comunica Bressa, ritenendo, a nome del Consiglio dei ministri, che la legge Delrio rappresenti una grande riforma di sistema e vada recepita su tutto il territorio nazionale.
L’ultimo ostacolo da superare, adesso, è il referendum costituzionale che con ogni probabilità si terrà il prossimo novembre. Qualora la riforma fosse bocciata, le Province non verrebbero soppresse, rimettendo in discussione l’intero assetto della riforma Delrio e quindi di quella siciliana, annunciata da Rosario Crocetta ormai tre anni fa.
A margine, da annotare il comunicato congiunto con cui Fausto Raciti e Gianpiero D’Alia, a nome rispettivamente di Pd e Udc, bocciano il ricorso allo scrutinio segreto: “Se non si vuole affossare definitivamente l’autonomia siciliana, la madre di tutte le riforme è la revisione del voto segreto all’Assemblea regionale siciliana. Per troppo tempo il ricorso al voto segreto è stato un espediente per affermare piccoli interessi a discapito del bene comune. La votazione odierna sul recepimento della norma Delrio è stata l’ultima triste conferma di una pratica mortificante che ci auguriamo prima o poi venga limitata secondo le norme vigenti e le prassi applicative del Parlamento nazionale”.
(255)