Pubblichiamo di seguito la lettera che il segretario della Cisl Tonino Genovese ha inviato all’assessore ai Servizi Sociali Nina Santisi.
Perché un sindacato interviene nell’ambito dei Servizi sociali? La domanda se l’è posta l’assessora Santisi e posto che trovo una tale considerazione alquanto singolare, vorrei ancora una volta porre l’attenzione sull’indiscusso ruolo del sindacato quale stimolo sociale. La tutela del lavoratore non può e non deve prescindere dalla tutela del lavoro e reputo di fondamentale importanza intervenire, ulteriormente, sui Servizi Sociali non già per un accanimento nei confronti della dott.ssa Nina Santisi, ma in riferimento al suo ruolo di assessore alle Politiche Sociali. È un nostro diritto di espressione e pensiero quale esercizio della libertà donataci dalla democrazia e un dovere poiché abbiamo obbligo morale e professionale di intervenire a tutela dei più fragili.
La Legge 328, Magna Carta del Servizio Sociale, all’articolo 1 recita quanto segue: “la Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazioni e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomi”.
Si evince chiaramente la necessità di un’espansione equilibrata dei Servizi e, al contempo, l’urgenza di prender atto della diversificazione e complessità dei bisogni sociali attraverso lo sviluppo di politiche volte a differenziare le risposte e che tengano conto delle esigenze e dei diritti dei diversi soggetti coinvolti.
In ogni realtà territoriale la domanda di Servizi Sociali è superiore all’offerta ma, tuttavia, parecchie regioni d’Italia hanno posto in essere Servizi davvero innovativi e capaci di fornire risposte mirate ai bisogni territoriali. Un Servizio, per rispondere ai criteri di efficacia ed efficienza, deve essere rispondente al bisogno espresso. Ma il bisogno deve, appunto, essere letto, misurato e decodificato.
Occorre, dunque, partire da una elementare mappatura territoriale. Il che non significa tradurre semplicemente in numeri un territorio, ma leggerlo quale contenitore di risorse e criticità al fine di facilitare l’organizzazione nell’individuazione delle priorità ed anche per una razionalizzazione oculata dei fondi.
Abbiamo capito che questa Amministrazione ha davvero a cuore gli anziani. Crediamo che, per questo, gli anziani ne saranno abbondantemente grati. Un po’ meno se si pensa i criteri di compartecipazione. Tuttavia, cara Assessora, non crede che finanziare tre volte il medesimo servizio, sia abbondantemente sbilanciato?
I fondi Pac – tanto agognati, declamati e attesi – sono ulteriore conferma della totale mancanza di lettura del bisogno dell’utente anziano.
Un bando di nove settimane, oltre a trasformarsi da fondi Pac a fondi Pac…co, quali apporti significativi possono donare ad un servizio che è, di per sé, già esplicitato dal Sada Comunale e dal Sada Distrettuale? Si riscontrano, infatti, parecchie difficoltà a reperire utenza e, in quella in carico, ovviamente, produrremo soltanto ulteriore confusione.
Qualcuno direbbe “tanto rumore per nulla” ma noi preferiamo “tanto tuonò che piovve” ma vorremmo, cara Assessora, che piovano opportunità e servizi realmente rispondenti ai bisogni. Vorremmo una città a misura dei sogni dei giovani, del bisogno di crescita dei minori, dell’integrazione degli immigrati, dell’accoglienza dignitosa per i migranti, dell’ascolto per le categorie fragili.
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