Sul tanto discusso accorpamento del porto di Messina con Gioia Tauro, nell’ambito della rimodulazione delle Autorità portuali voluta dal Ministero, interviene anche Vento dello Stretto. Il movimento rimarca il proprio disappunto in relazione alla scarsissima perseveranza con la quale da un anno e mezzo a questa parte (ed in particolare dal mese di agosto 2014, quando si iniziò a discutere di riforma delle Autorità Portuali) le istituzioni cittadine e la deputazione regionale e nazionale (non) hanno reclamato l’istituzione di una vera “Autorità Portuale dello Stretto di Messina”.
“Gli interventi odierni a cominciare da quello del Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, per proseguire con quello del Sindaco Accorinti, sono oltremodo tardivi – spiega Vento dello Stretto – e rappresentano la migliore espressione dell’antico proverbio popolare secondo cui “la pezza è peggio del buco. Ad ogni modo, qualunque genere di iniziativa che dovesse essere assunta a tutela delle prerogative della Comunità messinese non può che essere gradita e si confida pertanto che la stessa, nonostante la lamentata tardività, possa andare a buon fine”. Il movimento presieduto da Ferdinando Croce non accetta di essere omologato alla cerchia di coloro che, quando davvero si sarebbe potuto incidere sui processi decisionali, prestarono acquiescenza alla prospettiva che venisse istituita l’Autorità “Gioia Tauro-Messina”, e orgogliosamente, senza peraltro rivestire alcun ruolo istituzionale o parlamentare, ai rappresentanti del Movimento “5 Stelle” (che erroneamente rivendicano la primogenitura su questa battaglia) con forza rispondono che nell’agosto 2014 noi lo avevamo già detto.
Vento dello Stretto ripropone, dunque, le considerazioni già esternate nell’agosto del 2014.
“La creazione del Sistema a tre punte, con l’istituzione – o più correttamente soppressione di Messina e accorpamento a Gioia Tauro – di un’unica Authority Gioia/Stretto, sbilancia in maniera sostanziale il baricentro verso lo Ionio calabro e l’alto Tirreno. Prova di ciò è data dalla presenza, nell’istituendo organismo, dei porti di Palmi, Crotone e Corigliano, che scarsa relazione hanno con lo Stretto di Messina. Così operando, inoltre, sembra definitivamente volersi “regalare” realtà portuali importanti come Taormina e Giardini Naxos all’area di influenza di Catania. Peraltro, il centro calabrese non ha nemmeno ottenuto il riconoscimento di Zona economica speciale, e questo conferma la debolezza contrattuale della politica calabrese rispetto all’area della Piana.
Certamente, quindi, non si tratta di una vittoria della Città, né tantomeno della sua classe politica nazionale e regionale, che – ancora una volta – subisce gli eventi e non li determina. La battaglia, la scommessa, la “via maestra”, in definitiva la cosa più giusta era (ed è) il riconoscimento della specificità dello Stretto di Messina, e con esso il più ampio Sistema Portuale, da solo complesso e completo, attualmente sottoposto alla giurisdizione dell’Authority messinese (Messina e Milazzo, Pace del Mela, San Filippo del Mela) e perché no allargato alle vicine sponde di Villa San Giovanni e Reggio Calabria.
Nel piano “a tre punte” invece – come peraltro ben sottolineato dal Sindaco di Milazzo, Carmelo Pino – non sono annoverati e conseguentemente finiranno per esser poco valorizzati il Porto di Milazzo e il sistema-Eolie, che pur dovrebbero pesantemente determinare ogni valutazione in merito alla mobilità dei passeggeri nella Macro-zona. Sul punto, si ricorda che é stata avanzata l’interessante richiesta di adesione del Comune di Santa Marina Salina, approvata in Comitato Portuale e a tutt’oggi bloccata alla Regione Siciliana. Persino alcuni Comuni della riviera ionica avevano mostrato interesse a fare ingresso nell’Autorità Portuale di Messina-Milazzo.
Segni tutti, questi ultimi, dell’unanime apprezzamento per l’innegabile buona amministrazione di questi ultimi anni, culminata con un avanzo di bilancio di ben 50 milioni di Euro (e dinanzi a ciò, la situazione finanziaria di Gioia Tauro qual è?). Ciononostante, Messina – rassegnata per il futuro a vivere “sotto padrone” – si limita a scegliere un differente “Re”: Gioia Tauro anziché Catania, dal quale attendere lo Scacco Matto. E questo nonostante, a titolo di ulteriore esempio, la cifra (da capogiro), pari a 8.000.000 di Euro, che viene annualmente restituita all’Authority a titolo di percentuale sull’IVA pagata sulla movimentazione dei prodotti petroliferi.
La questione “Zona Falcata” – sul cui territorio la stessa Autorità Portuale esercita la propria giurisdizione – dopo anni di faticosi logorii e di numerosissime iniziative capitanate dai sottoscritti, sembra essersi incagliata nel porto delle nebbie, ove era stata riposta per un ventennio prima delle campagne del network “ZD’A” e di alcuni media. Permangono aperte invece le problematiche della gestione di Tremestieri, del Water Front/Fiera, della Rada di San Francesco e della tutela della specificità dello Stretto, al di là dell’approccio no pontista. Insolute rimangono tutte le tematiche connesse alla riqualificazione della Falce, allo scioglimento dell’Ente Porto, agli interessi delle organizzazioni eco-mafiose della zona, ai finanziamenti perduti senza un ragionevole motivo.Per tacere poi della complessiva centralità strategica di Messina, che con la sua base navale rappresenta ancor oggi uno snodo di delicatissimi equilibri geopolitici in un periodo particolarmente complicato per il Mediterraneo. Ad ogni modo – qualora, obtorto collo, dovesse essere proprio questa la direzione definitivamente intrapresa – ci poniamo, e poniamo alla classe politica messinese, un problema di cui non abbiamo fin qui sentito parlare: quello della “Governance” del nascituro organismo.
Al momento, le principali Authority meridionali sono tutte commissariate (Napoli, Salerno, Trapani), e Gioia Tauro non fa eccezione. A quanto, allo stato, è possibile sapere, la riforma-Renzi delle Authorities prevedrà un Presidente e un direttivo con componenti indicati dai Presidenti delle Regioni e , infine, un Direttore operativo per ciascuna struttura. Se così stanno le cose, il rischio di emarginazione per Messina sembra elevato anche da questo angolo visuale.
Le ragioni di questo scetticismo risiedono in una considerazione squisitamente geografica: con la riforma, la Regione Calabria annovererà una e una sola “mega-Autorità”, mentre in Sicilia la “Sezione staccata dello Stretto” si affiancherà agli organismi previsti per la Sicilia orientale (Catania-Augusta) e per la Sicilia occidentale (Palermo). La naturale conseguenza di tutto ciò é che al vertice dell’Autorità di Gioia Tauro non verrà nominato un siciliano – o meglio ancora un messinese (che peraltro manca dai tempi dello stesso Enzo Garofalo) – ma proprio un calabrese (e chissà che non finirà per essere lo stesso zelante Assessore regionale alfaniano, Luigi Fedele).
Se così stanno le cose, quel che chiediamo alle alte sfere della politica messinese è di chiarire preventivamente se e come pensa di mantenere a Messina il baricentro politico-amministrativo dinanzi all’inevitabile “avanzata” degli amministratori calabresi. Attenderemo, chiaramente in maniera critica e fattiva che i fatti smentiscano le nostre preoccupazioni, nelle more prendendo atto della nuova maggioranza creatasi a supporto del Sindaco Renato Accorinti, che sul punto ci sembra acriticamente appiattito sull’asse Pd/Ncd/Udc, e che ha consentito che giunga in aula consiliare, soltanto il 25 agosto, un documento frettoloso e non condiviso in nome dell’esclusiva necessità di consegnarlo al Premier Renzi il giorno dopo”.
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