«Bel lavoro quello dell’Amministrazione Accorinti : la strabiliante trovata di ridurre a una sola linea, quella con Villa San Giovanni, il servizio “Metromare”, così come prevedevamo, è stata subito fatta propria da Ministero e da Fs che in questo modo porteranno finalmente a segno l’intento di continuare a tagliare a Messina risorse e servizi». Sulla questione Metromare sono critici Cgil, Cisl e Uil.
«Le istituzioni romane – evidenziano i sindacati – e l’azienda a capitale pubblico, che a dire la verità non ha mai risparmiato disagi a questa città, ci lavoravano da tempo. Mantenere in questo fazzoletto di terra una spesa di 30 milioni per i collegamenti con Reggio Calabria e Villa San Giovanni è un’idea che non gli è mai andata a genio e lo dimostrano le continue proroghe. Allora cosa c’è di meglio che tagliarne uno dei due e far rientrare questa spesa tra le somme, sempre più ridotte, della “continuità territoriale” che lo Stato paga per il transito dei carri ferroviari?».
Una continuità territoriale che viene minata in tutti i campi del trasporto pubblico e a farne le spese sono sempre e comunque gli utenti, penalizzati da un sistema trasporti sempre più evanescente. «Treni – proseguono le tre sigle sindacali – ne circolano da tempo pochi e ne circoleranno sempre meno e quindi all’interno della stessa cifra per Fs si ritaglieranno le risorse cosicché questa società, anziché carri ferroviari e navi, trasporti passeggeri con un paio di mezzi veloci. Nel totale certo i passeggeri non ci guadagneranno, perché perderanno la linea con Reggio Calabria e perché gli spostamenti via terra da Villa San Giovanni per università o aeroporto, oltre a comportare un allungamento dei tempi di percorrenza, sono tutti ancora da costruire. Ma ministero e Fs invece sì, dato che uno risparmierà risorse e l’altro porterà finalmente a compimento il piano ostinatamente perseguito da oltre 20 anni. Sempre ammesso che l’Antitrust che ha obbligato Fs a costituire Bluferries per separare i bilanci alla fine questo piano lo accetti. Le conseguenze, inutile dirlo, saranno la soppressione di linee, navi e occupati che saranno così sacrificati sull’onda di un nuovo modello di mobilità per i pendolari, che però determina solo disagi».
«Lo abbiamo detto, scritto e lo ripetiamo ancora – sottolineano i sindacati -: Messina, “Cenerentola d’Italia”, ha già pagato prezzi altissimi per trasporti e occupazione. Affrontare come si è fatto finora il problema della mobilità solo riferendosi ai pendolari è riduttivo e dannoso, per gli stessi passeggeri e per l’intero sistema. Lavoratori, studenti, anziani e turisti devono poter godere di un ventaglio di opportunità che, come in qualsiasi altro posto del mondo, poggia su navi e aliscafi. La movimentazione di passeggeri, carri ferroviari e tir devono avere anche a Messina un sistema integrato ed efficiente che li agevoli garantendo la massima sicurezza ai cittadini. La stesura di questo progetto, se non si vuole subire ancora una volta decisioni calate dall’alto, è però compito dell’Amministrazione comunale e non del Ministero».
«Invece – denunciano con forza Cgil, Cisl e Uil – in questo momento, a Roma, un ministro che non vuole confrontarsi con le parti sociali sta studiando con una società di proprietà pubblica una soluzione che, guarda caso, somiglia perfettamente a quella che ha avanzato pochi giorni fa la giunta Accorinti, senza acquisire il plauso della città. Chi siede allora a quel tavolo romano mentre si decide? Ha fatto presente che la città non condivide quella soluzione o sta avallando autonomamente quella scelta? E se non quella, quale altra soluzione sta portando avanti, senza confronto e senza quindi che la città ne sappia niente?».
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