«Il Rettore ha accolto la richiesta di aprire (finalmente) un confronto sulla vicenda della “Fondazione universitaria”. La discussione verterà sull’opportunità di ritirare i provvedimenti fin qui presi, per evitare di dar luogo a enti del tutto estranei allo spirito e alla lettera della normativa cui pretendono di ispirarsi». Così scrivono in una nota Andu, Comitato Nazionale No.Proroga.Rettori, Conpass, Flc Cgil e Rete29Aprile. Nelle scorse settimane, queste organizzazioni «hanno da tempo chiesto di aprire una discussione pubblica per evitare passi che potrebbero rivelarsi fatali. Il dpr 254/01 definisce sette attività che le fondazioni universitarie possono svolgere; sono tutte attività di promozione, sostegno e supporto a servizio delle attività istituzionali dell’Università, da realizzarsi “in nome e per conto degli enti di riferimento” (l’Università, per l’appunto). L’unica funzione di “gestione” prevista – continuano − riguarda la “realizzazione e gestione, nell’ambito della programmazione degli enti di riferimento, di strutture di edilizia universitaria e di altre strutture di servizio strumentali e di supporto alle attività istituzionali degli enti di riferimento”». Secondo queste associazioni, «dallo statuto della Fondazione di Messina scompaiono sia la specificità degli scopi, che la funzione di supporto, servizio e subordinazione all’Università, mentre si introducono azioni di “esercizio” e di “gestione” non previste dalla legge, dando luogo all’esproprio di funzioni (dalla formazione alla ricerca, ai rapporti con gli enti territoriali) di competenza istituzionale dell’Università e dei suoi Dipartimenti. Inoltre la gestione della fondazione è delegata a Presidente, Consiglio di amministrazione, Direttore Generale e, mentre i consiglieri di nomina universitaria possono (in ossequio alla legge) essere rimossi, nei confronti del Presidente non è previsto alcun meccanismo di revoca o di “sfiducia”». E spiegano: «A Messina l’unico “fondatore” è l’Università; ciò significa che il patrimonio della fondazione è attinto solo ed esclusivamente da essa. Risultato: l’Università riversa nella fondazione il suo patrimonio e crea una struttura verso la quale non ha un controllo diretto, delegandone di fatto la gestione ad un Presidente-dominus rispetto al quale non ha alcun potere di revoca. Questo ibrido estraneo all’ordinamento agisce in potenziale conflitto con i Dipartimenti universitari, favorito dalla irresponsabilità e snellezza derivanti dalla sua caratteristica di ente di diritto privato». Per tutti questi motivi, le associazioni ritengono che «non può accettarsi che vengano invece assunte in totale autoreferenzialità da organismi di fatto poco legittimati. Non ci si riferisce tanto alla questione della validità delle proroghe, quanto piuttosto al fatto che, non essendo stato ancora rinnovato, il Senato Accademico risulta formato (tra altri) dai Presidi delle Facoltà. Ma le Facoltà, dall’1 ottobre, sono scomparse. I Presidi, dunque, hanno perso responsabilità e funzione e svolgono di fatto un limitato ruolo di rappresentanza nell’assunzione di decisioni di carattere fondativo e straordinario, rispetto alle quali dovrebbero piuttosto avere piena voce i Dipartimenti e i loro Direttori».
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