Ieri, Palazzo Zanca, sede del Comune di Messina, dunque luogo istituzionale, è stato “violato”. Ieri è stato dimostrato quanto sia effimero il termine “sicurezza” all’interno del Municipio. Chi non c’era ne ha sentito parlare, chi c’era ne parla ancora con paura. Ne hanno avuta i dipendenti, la segretaria del sindaco strattonata, tirata per i capelli e scaraventata a terra, i cronisti. Ne ha avuta, certamente, anche Renato Accorinti, lui che è intervenuto in difesa della segretaria, lui che a sua volta è stato spintonato, offeso.
Poi le scuse degli aggressori, degli ambulanti che con l’alibi di un lavoro abusivo interrotto dalla legalità, hanno deciso di agire illegalmente. E’ finita con una stretta di mano, un abbraccio, la “due giorni di assalto” a Palazzo Zanca. La “falange” di ambulanti, a missione compiuta ( seminare il terrore nel tempio di un’amministrazione con il “vizietto” della legalità) ha chiesto scusa e probabilmente si aspettava anche l’offerta di tarallucci e vino. Non c’è stata, ma il perdono del “padrone di casa”, il sindaco Accorinti, sì.
Un sindaco buono oltremisura, uno che non vuol tornare indietro sui propri passi: ricollocare quei tornelli che ha tolto dall’ingresso del Municipio non appena insediato. E non vuole rimetterli nonostante tutto. Nonostante le spinte, gli insulti, le aggressioni degli ultimi due giorni. Nonostante i furti, le minacce, le urla del “primo che arriva”.
“La casa del cittadino deve essere aperta a tutti” – ha detto Accorinti al proposito – dimenticando che il termine “tutti” include ogni specie di genere umano. Dimenticando che basta dare un’occhiata alle cronache nazionali per capire che la follìa non riconosce sacralità o inviolabilità del luoghi. Lo abbiamo visto a Milano, in un’aula del Tribunale un uomo ha ucciso altri uomini. Da quel giorno anche al Palazzo di Giustizia di Messina sono state attivate misure di sicurezza sin qui sconosciute: controlli serrati all’ingresso di Palazzo Piacentini, perché la follia può annidarsi ovunque e sfociare in ogni luogo.
Non dobbiamo aspettare che ci scappi il morto per correre ai ripari. Messina è citta scontenta, delusa, sconfitta e rabbiosa. La casa di chi ci amministra potrebbe apparire il posto ideale per sfogare rabbie represse. Presenza costante di Forze dell’Ordine, barriere e controlli all’ingresso, sembrano il “minimo sindacale”. Anche in presenza di un sindaco buono.
Patrizia Vita
(1469)
gli ambulanti ci marciano nell’illegalità ,si mettessero in regola punto e basta !!!