Scritto da Damiano Venuto, regia di Enzo Cambria, andrà in scena al Teatro Annibale di Francia, sabato 5 marzo, alle 20.30, lo spettacolo “La strada verso casa”.
LA TRAMA
In casa Bisogni è giunto il momento in cui bisogna smettere di tacere, di rifiutare ogni confronto. Perché, forse, la routine giornaliera distrugge perfino il più profondo dei sentimenti. Vincenzo, ventenne, ha scelto di volersi dedicare al teatro per il resto della propria vita. Questa scelta romperà gli equilibri della famiglia, equilibri che forse si erano spezzati già da tempo a causa dell’incomunicabilità tra un padre “assente” e un figlio “diverso” da quello che si desidera. All’interno delle mura domestiche, dove tutto è immobile da tempo, dove nulla si smuove, finalmente è giunto il problema. Una scelta, questa del figlio, irrazionale e insignificante per il padre Luigi che, vittima di una società bigotta, capitalistica e avida, non riesce a comprendere il valore dell’arte, il suo significato, il suo sforzo. La rifiuta. Preferirebbe che il figlio faccia qualcos’altro, qualcosa che magari possa farlo guadagnare, arricchire, così da non rivolgersi verso un sentiero incerto e ombroso come quello teatrale. Uno scontro padre-figlio che puzza, che non conosce confronto, in un momento in cui l’idea di competizione, di progresso ha ammalato perfino un forte rapporto di sangue come questo. La lontananza di generazioni che non vanno d’accordo, come quella di una nonna che non riesce a comunicare con i propri figli, nipoti, amici e cerca conforto in una televisione vecchia e polverosa. Da sfondo a questa vicenda, una Messina triste, abbandonata e svuotata, denigrata da chi se ne allontana perché non trova in essa alcun futuro umano possibile. Ma oggi, si può ancora parlare di futuro umano? Una Messina priva d’acqua, manipolata da gente che se ne disinteressa e non può far altro che trasmettere rassegnazione perché è di questa che vive – come alcuni personaggi della commedia; popolata da gente che, consapevole della propria condizione, non reagisce, non tenta di ribellarsi nemmeno nell’intimo delle proprie coscienze e continua ad usare come pretesto un terremoto che ha distrutto tanto, se non tutto. Se ne discute. Se ne discute e basta, aspettando che le cose cambino in un paese dove i “concetti” di mafia e clientelismo – apparenze a parte – non sono mai scomparsi. L’unica che ha ancora la forza di reagire, di trovare delle risposte è Nadia, la madre di Vincenzo, la quale appoggia la scelta del figlio e lo asseconda passo dopo passo perché vede nel teatro un’esperienza fondamentale che può cambiare la mentalità chiusa e gretta delle persone, soprattutto in una società come la nostra dove prevale l’indifferenza e l’unico vero problema da affrontare, l’unica vera crisi da gestire non è altro che quella culturale.
Sul palco: Gabriele Crisafulli, Noemi Pandolfo, Damiano Venuto, Raffaele Genovese, Roberta Trovatello, Gabriele Salvatore, Francesco Fiumanò, Maria Messina, Francesca Mancuso, Simone Cascio e Enzo Cambria; voce registrata di Maurizio Marchetti. Scene di Mimmo Trovatello, fotografia di Ludovico Giacobbe.
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