Chiude all’insegna della comicità il cartellone di prosa del Teatro di Messina. Tuccio Musumeci, Guia Ielo e Miko Magistro interpretano una delle commedie più note di Nino Martoglio, “L’altalena”, in scena al Vittorio Emanuele dal 15 al 19 maggio. Diretti da Giuseppe Romani, completano il cast Filippo Brazzaventre, Massimo Leggio, Nellina Laganà, Luana Toscano, Emanuele Puglia, Salvo Scuderi, Carmela Buffa Calleo. Scene e costumi di Giuseppe Anfolfo, musiche di Carmen Failla, produzione Teatro della Città.
Il destino di Nino Martoglio, e del teatro dialettale siciliano in genere, è di essere ricordato e rappresentato per i suoi copioni scintillanti di arguzia e trovate che i grandi interpreti hanno saputo rinverdire e attualizzare. “L’altalena” potrebbe essere una storia d’altri tempi, buona magari per una sceneggiata popolare, se Martoglio non vi avesse inserito con grande abilità teatrale due personaggi, i barbieri “giovani di bottega” Ninu e Pitirru, al servizio del principale Neli, costruendo intorno a loro una serie di situazioni esilaranti che ripropongono tipi e macchiette della Catania d’inizio secolo. Né manca una satira, neppure tanto blanda ma sempre risolta in chiave comica, dietro cui emerge il desiderio dell’autore, acuto giornalista e progressista, di fare riferimento alle idee socialiste che, fors’anche distorte, già serpeggiavano tra il popolo.
“L’altalena” o “Voculanzicula” andò in scena per la prima volta ad opera di Giovanni Grasso (forse il più gerande attore siciliano della storia) nel 1912. Fu poi uno dei cavalli di battaglia di Turi Ferro in versione comica. Adesso, ad interpretare gli esilaranti personaggi comici di Pitirru, Zà Sara e Ninu sono, come detto, tre attori d’eccezione: Tuccio Musumeci, Guia Ielo e Miko Magistro.
La vicenda: la giovane orfana Ajtina, abbandonata dal fidanzato Mariddu, trova conforto nella famiglia di lui, nello specifico nel “fratellastro” Neli. Mariddu, ingelositosi, ferisce Ajtina e viene arrestato; uscito dal carcere torna dalla donna, che però a questo punto, sceglierà Neli. Ma la vicenda viene oscurata dalla serie infinita di gag che Martoglio ha creato per Ninu e Pitirru. Non sono, infatti, i toni patetici ad avere decretato il successo de “L’altalena” ma la sua irresistibile comicità. La leggenda (ma non troppo) teatrale dice che la durata di questa commedia dipenda di volta di volta dalle reazione del pubblico e dalla voglia che, sera per
sera, hanno gli attori principali: da un minimo di due ore e un quarto a due ore e mezzo e anche più.
Tuccio Musumeci, classe 1934, ne “L’altalena” interpreta il ruolo di Pitirru, ha una lunga prestigiosa carriera che ne ha fatto uno degli attori siciliani più amati di tutti i tempi. Inizia la sua attività nel campo dello spettacolo esibendosi nel cabaret e nell’avanspettacolo in compagnia di Pippo Baudo nella Catania degli anni Sessanta del XX secolo.
La svolta della sua carriera di attore avviene con la costituzione del Teatro Stabile di Catania nel quale inizia a recitare in lavori teatrali, per lo più comici, sia in lingua italiana che in siciliano. Uno dei suoi primi successi fu “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello interpretato da Turi Ferro. La sua mimica da burattino e la sua vis comica innata, gli hanno consentito una lunga carriera costellata di successi. Ma la sua attività teatrale ha registrato la sua bravura in ruoli più impegnati come in “Cronaca di un uomo” di Giuseppe Fava, “Il Consiglio d’Egitto” di Leonardo Sciascia, “Pipino il Breve” di Tony Cucchiara e “Classe di Ferro”, spettacolo di Aldo Nicolaj che ha debuttato nel 2003 al Teatro Biondo di Palermo per la regia di Renato Giordano.
Ha preso parte anche ad una quindicina di film, sempre in ruoli da caratterista, fra i quali si ricorda “Mimì metallurgico ferito nell’onore” di Lina Wertmüller, “Porte aperte” di Gianni Amelio, “Lo voglio maschio” di Ugo Saitta, “Virilità” di Paolo Cavara e “La matassa” di Ficarra e Picone. Dal 2008 è direttore artistico del Teatro Brancati di Catania.
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