L’inesorabile scorrere del tempo, lo rilevi, fra i vari fattori, anche dalla posizione che occupi in alcuni tipi di concerto. Si passa dal prato, alla tribuna numerata, fino ad arrivare alla tribuna vip, con le conseguenti e notevoli escursioni di costi, non che il cambiamento sia necessariamente connesso all’aumento della disponibilità economica (che non sembra crescere davvero per nessuno di questi tempi) ma dipende più che altro dall’indebolirsi delle capacità fisiche, dall’abbassamento della vista e di resistenza allo stress .
Mercoledì 8 luglio si è svolto a San Filippo il concerto del Komandante Vasco Rossi; l’uomo più semplice che c’è, capace di mettere insieme 40mila persone di ogni sesso, età ed estrazione sociale, lui….praticamente perfetto!
Da qualche anno oltre la sessantina, non agilissimo nei movimenti, ogni fan che si rispetti sa ogni mossa che sta per fare e che farà accompagnando ogni frase della canzone, e anche questa è una rassicurante certezza.
Vasco porta avanti il coraggio di essere se stesso nel bene e nel male, fare dell’ordinario, elemento di straordinario, lui stesso si definisce “un grande bluff”, perché nessuno ha il coraggio di essere limitatamente se stesso, non c’è nessuno diverso, non c’è nessuno che sorride quando ha perso, la magia è fatta, canta per stadi pieni, ma ognuno sente come se stesse cantando solo per lui.
Piaccia o no, Vasco è l’uomo comune che ce l’ha fatta, e che continua a farcela perché rimane quello che è, un debole che combatte, che usa e grida la sua debolezza.
Ho visto uomini con la metà del suo potere, un terzo dei suoi anni, di carriera, di successo, un quarto del suo carisma, essere così pieni di sé da rovinarsi con le proprie mani, in delirio di onnipotenza e autosufficienza, innamorati così tanto di se stessi da rinunciare anche alle possibilità, pur di non mettersi in discussione.
No, chi voleva al potere la fantasia non aveva queste facce qui, ci vuole il pelo sullo stomaco perché il potere logora (non tutti evidentemente) e davvero viene il vomito, ma è la vita ed è ora che cresciamo. Vasco canta degli “inutili”, che rimango liberi di sognare, sperano di star meglio, e che pensano che domani sarà sempre meglio…anche se non è vero: ci pensi la faccia che farebbero se da domani davvero, tutti quanti smettessimo? A volte sembra trovata la strada per sopravvivere, scendere a patti con le proprie emozioni, lasciarle vivere se no ti fanno fuori, rischiando anche di essere punito, per ogni distrazione o debolezza, per ogni candida carezza, data per non sentire l’amarezza, e sarà triste ma la tristezza però, lui la sa racchiudere dentro una canzone.
Il male di vivere è quando non ce la fai e rimandi tutto a domani, perché la vita a volte sembra solo la ricerca di un senso che non c’è: un amico ci ha “tradito”, gli angeli non gli hanno insegnato la strada buona e non è riuscito ad arrivare al concerto, ha avuto da fare, come molti fra noi, però per lui è stata l’ultima volta, non sono gli uomini a tradire ma i loro guai, la vita è un brivido che vola via è tutto un equilibrio sopra la follia, ma c’è nell’aria ancora il suo profumo dolce caldo, morbido…
Annamaria Raffa
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Ci sono gli artisti, che durano; e ci sono gli apprendisti, che sono effimeri. C’è la differenza tra successo e popolarità. E c’è il rock, che non è un grande bluff; è solo invecchiato (per qualcuno è addirittura morto), perché gli apprendisti non hanno imparato bene dai maestri.