Anita Magno – chi non leggeva prima non legge nemmeno adesso
Anita Magno lavora, da dieci anni, nella casa editrice messinese Mesogea, che organizza tra gli altri: il Sabir Fest. «Lavorare in casa editrice è una sfida continua e inaspettata, dai libri e dai tanti mestieri del libro si impara costantemente. Sono tutti lavori talmente coinvolgenti che si fa fatica a un certo punto a distinguere tra vita privata e vita professionale, l’una e l’altra si compenetrano quotidianamente. La casa editrice è una casa vera e propria per tutti quelli che ci lavorano: la abitano, ci mangiano, a volte ci schiacciano pisolini, se ne prendono cura. I componenti di questa casa non possono esser solo colleghi, diventano membri di una comunità, di una squadra che assomiglia a una famiglia.Questa chiusura, ci costa circa l’80% di fatturato. Noi non siamo una casa editrice che vende molto online, ma per la maggiore parte grazie a eventi, presentazioni, fiere, in libreria e nei centri culturali. Chiusi questi, è ovvio che l’unica soluzione per sopravvivere è reinventarsi.
Umberto Parlagreco – l’esperienza cinematografica è insostituibile
Umberto Parlagreco ha ereditato dal 2009 la Multisala Iris di Messina. «Tra un mese compio 11 anni di gestione. Quando ho iniziato a gestire il cinema, un dirigente della Universal che conosco e che era amico di mio papà mi disse: “questo non è un lavoro, ma una malattia”. Capisco che forse non è il momento giusto per un paragone del genere, ma è vero: il cinema, da esercente, lo fai per passione. Noi esercenti viviamo un conflitto che non è da poco: siamo e restiamo delle aziende che devono garantire un utile, un guadagno, come ogni altra azienda, ma allo stesso tempo offriamo un servizio culturale, siamo luoghi di aggregazione, luoghi che devono offrire, almeno in parte, un prodotto educativo, alle volte persino artistico. In parole povere, all’Iris vieni a vedere Checco Zalone, ma anche Jodorowsky, e far convivere questi due punti di vista non è facile, è impegnativo, ma è necessario.Del cinema mi manca sicuramente il contatto con il pubblico. Sia il cliente occasionale che mi chiede a che piano è il primo piano, che quello abituale con cui si chiacchiera sul film appena visto.»
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