Domani, giovedì 1 ottobre, Sebastiano Ardita (Procuratore della Repubblica aggiunto presso il Tribunale di Messina) presenta il libro “Catania bene” (edito da Mondadori) al Teatro Vittorio Emanuele alle 10.30.
Ninni Bruschetta leggerà brani tratti dal testo.
Interverranno il sindaco di Messina, Renato Accorinti, il procuratore della Repubblica generale presso il Tribunale di Messina, Giovanni D’Angelo,l’avvocato dei familiari delle vittime di mafia, Fabio Repici, e il mecenate Antonio Presti.
L’evento ha il sostegno di “Addiopizzo”, “Libera” e “Movimento Agende Rosse Messina – Gruppo Graziella Campagna”.
La presentazione è stata organizzata dalla libreria “La Gilda Dei Narratori”.
Il libro si potrebbe intitolare «Cosa nostra 2.0». Come un fuoco che cova sotto la cenere, sta divorando la legalità nel Paese. Agisce sottotraccia, s’insinua e si mimetizza nell’economia e nella politica, vuole far dimenticare gli anni delle stragi, anzi la sua stessa esistenza. Adotta la strategia dell’«inabissamento» e delle collusioni. Un metodo sperimentato con successo in un contesto forse poco familiare alla memoria collettiva: la Catania dei lontani anni Ottanta. Sebastiano Ardita, magistrato in prima linea nel contrasto al fenomeno mafioso, ci conduce nelle viscere di quella città dai volti contrastanti, con il benessere dei quartieri alti che si contrappone al disagio sociale delle periferie, dove i ragazzi abbandonati al loro destino sono facile preda del reclutamento malavitoso. Una città abitata da gente operosa e intraprendente, ma costretta a subire e indotta a ignorare per troppo tempo la presenza della criminalità organizzata. Partendo dalla Catania di ieri, il saggio di Ardita denuncia con coraggio e lucidità i pericoli che incombono sull’Italia di oggi. «La mafia di oggi parla la lingua della famiglia dei catanesi. La sua interpretazione della leadership di Cosa nostra, fatta di relazioni istituzionali, di azione sottotraccia, di investimenti, non è affatto espressione di una linea morbida. È il suo esatto opposto. È un modello pericolosissimo di governo criminale che sa essere spietato, ma anche politico e strategico e quindi duraturo. È la Cosa nostra che ha vinto e che è difficile disvelare tutta intera.»
Sebastiano Ardita (Catania 1966), entrato in magistratura all’età di 25 anni, ha iniziato come sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, divenendo poi componente della Direzione distrettuale antimafia, ove si è occupato di criminalità organizzata di tipo mafioso, di inchieste per reati contro la pubblica amministrazione e di infiltrazioni mafiose nei pubblici appalti e forniture. Come consulente della Commissione parlamentare antimafia della XIII Legislatura ha redatto il documento relativo all’indagine sulla mafia a Catania. È stato direttore generale dell’ufficio detenuti, responsabile dell’attuazione del regime 41bis. Attualmente è procuratore della Repubblica aggiunto presso il Tribunale di Messina. È autore di Ricatto allo Stato (Sperling & Kupfer 2011).
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