Sarà presentato il prossimo sabato 6 giugno, alle 9,30, nel dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Messina, il libro Anastasio Cocco – Naturalista messinese dell’Ottocento, scritto da Mauro Cavallaro, Giovanni Ammendolia e Ignazio
Rao. Oltre agli autori del volume, edito da Edas, interverranno il rettore, Pietro Navarra, il direttore di Scienze veterinarie, Antonino Panebianco, il direttore del Museo della Fauna, Michele Panzera, il docente di Storia della scienza e delle tecniche Rosario Moscheo. Con loro pure Antonio Sfameni, in rappresentanza della casa editrice.
Il libro è stato realizzato dal Museo della Fauna del dipartimento di Scienze veterinarie dell’Ateneo peloritano. A patrocinarlo, sempre Scienze veterinarie, insieme all’Accademia Peloritana dei Pericolanti – Classe I, Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali, e all’Associazione Nazionale dei Musei Scientifici.
L’idea di uno studio approfondito sul professor Anastasio Cocco – fanno sapere gli autori – “è nata dalla volontà di riscoprire illustri scienziati messinesi da troppo tempo dimenticati che hanno contribuito in modo decisivo allo sviluppo e al progresso di tutte le discipline scientifiche e, soprattutto in virtù della particolare biogeografia dell’area dello Stretto di Messina, allo sviluppo di quelle a carattere naturalistico”.
“Anastasio Cocco – proseguono – per la nostra città, è stato certamente artefice principale nella descrizione e divulgazione delle più importanti discipline scientifico/naturalistiche, con particolare riferimento alla fauna e a molti altri fenomeni naturali, rendendo popolare e famoso il nostro meraviglioso Stretto, non a caso definito da Auguste Krohn paradiso degli zoologi. Personaggio poliedrico, del quale, attraverso la rivisitazione dei suoi scritti, si è cercato di conoscere i metodi che ispirarono non soltanto la sua classificazione sistematica di diverse specie ittiche, ma in generale il modo in cui le sue attività scientifiche si riflettevano su tutte le altre discipline di suo interesse, tra le quali la materia medica rappresentava sicuramente quella basilare”.
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