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Sequestro atti a Tirrenoambiente. La procura di Vercelli indaga su transazione da oltre 2 milioni e mezzo di euro. Il sindaco Foti la vuole commissariata

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tirrenoambiente panoramicaPer il sindaco di Furnari, Mario Foti, non ci sono dubbi: Tirrenoambiente va monitorata e commissariata. Lo chiede alla magistratura messinese, al presidente Crocetta, al prefetto Trotta. Lo chiede a seguito dell’inchiesta della procura di Vercelli, che su Tirreno Ambiente ha acceso i riflettori, che indaga anche su altra società collegata alla siciliana che si occupa della gestione della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea. Oltre Tirreno Ambiente, infatti, nell’inchiesta è conivolta anche la Osmon SpA, della C.A.R. (Consulenza Ambientale Ricerche S.R.). La Procura di Vercelli ha disposto il sequestro di atti nelle due società e perquisizioni nelle abitazioni di Giuseppe Antonioli, Pino Innocenti e Bartolo Bruzzaniti, rispettivamente, amministratore unico della Osmon e amministratore delegato di Tirrenoambiente il primo; direttore generale di T.A il secondo; Bruzzaniti rappresentante legale della
Green Oil Energy Srl ( altra società vicina alla Osmon). Quest’ultimo, dagli inquirenti è anche ritenuto collegato alla ‘ndrangheta, cosca di Locri.
L’ipotesi di reato avanzata dalla Procura di Vercelli è truffa
aggravata in concorso. L’inchiesta prende il via da una transazione del 2011, avvenuta tra TirrenoAmbiente e la Osmon, per oltre 2 milioni e seicentomila euro. Di quei soldi non risulterebbe traccia nel bilancio della siciliana.
E’ lo stesso sindaco Foti, attraverso un comunicato, a raccontare le tappe dell’inchiesta.

Si è avuto modo di apprendere che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli, nel procedimento iscritto al n. 757/2014 R.G.N.R.,- si legge nella nota di Foti- ha disposto un provvedimento di perquisizione personale, locale e domiciliare, con conseguente sequestro presso le residenze di Giuseppe Antonioli e di Giuseppino Innocenti, nonché di altro personaggio pluripregiudicato; ed ancora presso le sedi legali della TirrenoAmbiente SpA, della Osmon SpA, della C.A.R. (Consulenza Ambientale Ricerche S.R.) e della Green Oil Energy Srl.
In tale contesto, è stato operato un conseguente sequestro di oggetti e documentazioni, compresa quella contabile e fiscale, anche su supporti informatici, ritenuti rilevanti ai fini della prova.
Il reato ipotizzato nella prima fattispecie sarebbe quello di truffa aggravata in concorso (artt. 110 e 640 C.P., commi 1 e 2, n. 1 c.p.v.) in alcune società in rapporto tra loro per una vicenda — degna di attenzione e di approfondimento investigativo — relativa ad una transazione intercorsa tra TirrenoAmbiente SpA e Osmon SpA, per il rilevante importo di € 2.604.765,00, a favore di quest’ultima (peraltro mai direttamente citata nel bilancio della prima).
Gli inquirenti ravviserebbero la superiore ipotesi di reato trattandosi di denaro di natura anche pubblica, stante che la TirrenoAmbiente SpA è una società mista con prevalenza di quote sociali pubbliche.
Nella seconda fattispecie per cui si procede, l’attenzione investigativa riguarda la Osmon SpA che controllerebbe la Osmon Africa SpA, con sede in Costa d’Avorio, che si occuperebbe di produzione e commercio di olio di palma da usare come combustibile per la centrale di Borgo Vercelli, gestita dalla prima che avrebbe erogato compensi alla ditta Green Oil Energy Srl, nella quale risulterebbe legale rappresentante un soggetto pluripregiudicato per reati in materia di stupefacenti, appartenente a famiglie affiliate alla ‘Ndrangheta calabrese, condannato e sottoposto alla misura alternativa alla detenzione dell’affidamento in prova ai servizi sociali, quale dipendente proprio della ditta Green Oil Energy Srl.
A giudizio degli investigatori, la presenza di quest’ultimo personaggio appare fondamentale per chiarire i flussi finanziari che intercorrono tra le varie società, nonché verificare l’effettivo trasporto della materia prima in Italia, stante la personalità criminale del medesimo.
A prescindere dalle risultanze investigative sulle quali non appare opportuno entrare nel merito, è ancora una volta doveroso rilevare che sulla TirrenoAmbiente SpA (guarda caso anch’essa presente in Africa con partecipazione nella GTA Environments S.A., società collegata di diritto senegalese) gravano ombre e dubbi inquietanti, ma soprattutto in questa vicenda, sui due soggetti di parte privata che continuano ad avere importanti cariche sociali intercambiabili nella gestione della discarica di Mazzarrà S. Andrea, con evidente conflitto d’interesse.
Giova appena rilevare i fatti pregressi che hanno visto condannato in primo grado, con conferma in appello, per concorso esterno in reato associativo di stampo mafioso, l’ex presidente della TirrenoAmbiente SpA.
Non può sfuggire del resto, il palese conflitto di interessi che questi amministratori della TirrenoAmbiente SpA portano nella vicenda per essere contemporaneamente organi di una società mista con prevalenza di capitale pubblico ed amministratori di società private dai medesimi rappresentate”.

Infine, il sindaco di Furnari, auspica che anche la magistratura messinese indaghi sull’attività ddella discarica di Mazzarrà S.Andrea, e chiede che il Presidente della Regione Siciliana e il Prefetto di Messina valutino se ricorrano le condizioni per potere sottoporre a commissariamento la società mista TirrenoAmbiente SpA.

 

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