Prestava soldi con tassi di interesse che toccavano il 250%. Manette per un meccanico e l’amico macellaio

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usuraUno prestava soldi a tassi da usura, l’altro lo aiutava a riciclare il frutto dell’illecita attività. Squadra Mobile e Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza hanno arrestato oggi Letterio Scionti, 46 anni, meccanico, e Giuseppe Panarello, 34 anni, macellaio, entrambi messinesi.
I due arrestati sono accusati, a vario titolo, dei reati di usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, riciclaggio, intestazione fittizia a terzi di somme di denaro e di beni, simulazione di reato in concorso. Scionti è stato accompagnato al carcre di Gazzi. Per Panarello, il gip Antonino Genovese ha disposto gli arresti domiciliari. Il Gip ha, inoltre, disposto, nei confronti di Scionti, il sequestro preventivo di due appartamenti, tre auto e delle somme presenti in quattro conti correnti, per un valore complessivo circa 330.000 euro.
Le indagini sono scattate a seguito di una perquisizione, effettuata nel settembre 2011 dagli uomini della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Messina, nell’abitazione del meccanico. Un meccanico che in casa, nascosti in vari barattoli distribuiti nelle stanze, custodiva quasi 90.000 euro in contanti, numerosi titoli di credito – molti dei quali postdatati e privi dell’indicazione del beneficiario – per un importo nominale di 250.000,00 euro. Ed ancora: un libretto postale e numerosi buoni fruttiferi intestati allo stesso Letterio Scionti ed ai familiari. D’intesa, Polizia e Fiamme Gialle scandagliarono la vita dell’uomo. Tabulati telefonici, accertamenti patrimoniali e reddituali, avrebbero stabilito che l’autofficina del villaggio Altolìa gestita da Letterio Scionti era soltanto la copertura ufficiale di un mestiere ben più redditizio: quello di usuraio. Scionti- secondo gli investigatori- prestava denaro a commercianti, imprenditori e professionisti, e ne otteneva la restituzione con alti tassi di interesse; dal 150 al 250%.
Dagli accertamenti risulta che dal gennaio 2009 ad ottobre 2011, sul conto correnten di Scionti ci sarebbe stato un cospicuo aumento della somma depositata: dagli inziali 10mila euro ai quasi 200mila di 3 anni dopo. Con una movimentazione bancaria di ben 900mila euro. L’amico Panarello avrebbe, secondo l’accusa, acquistato a proprio nome due auto, una Audi 5 ed una Fiat Idea, che in realtà erano utilizzate da Scionti. Delle stesse vetture, qualche tempo dopo, dissero che erano state rubate. Da qui l’accusa in concorso di simulazione di reato.
Dagli investigatori che hanno condotto l’operazione,il capo della Squadra Mobile, Giuseppe Anzalone,la dirigente Rosalba Stramandino ed il tenente colonnello della GdF, Falco, un comune rammarico: l’assenza di collaborazione da parte delle numerose vittime. Della ventina di “clienti”, soltanto qualcuno ha rivelato di essere vittima di usura. Per i restanti, Scionti era
“Un amico che in un momento di difficoltà economica li ha aiutati”.

 

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