Assolti perché il fatto non sussiste. A un anno dall’iscrizione sul registro degli indagati, si conclude con un nulla di fatto per l’accusa il procedimento penale a carico dell’avvocato Francesco Traclò, noto penalista messinese, e degli psichiatri Giuseppe Dattola e Marina Martina. Furono indagati nell’ambito dell’inchiesta che aveva scavato sui rapporti esistenti tra i tre professionisti e il clan Mangialupi.
Traclò era stato accusato di concorso in favoreggiamento personale e tentato favoreggiamento reale, i due psichiatri di falso in perizia; tutti e tre con l’aggravante di aver agevolato il clan mafioso di Mangialupi.
Oggi in udienza preliminare, il Gup Monica Marino ha assolto i tre professionisti dalle pesanti accuse. Secondo quanto sostenuto al tempo dall’accusa sarebbero esistiti favoreggiamenti da parte dei tre nei confronti del boss Nino Trovato e di Letterio Campagna, quest’ultimo ritenuto legato al clan Mangialupi, nel cui casolare, a San Filippo, la Squadra Mobile aveva rinvenuto chili di eroina e un vero e proprio arsenale da guerra. L’inchiesta era scattata a seguito di un colloquio avvenuto in carcere tra il detenuto Campagna e i suoi familiari. Ne veniva fuori che il legale aveva dato loro alcuni consigli per ottenere perizie psichiatriche favorevoli e altri per sviare le indagini. Anche raccomandazioni per non essere intercettati nei dialoghi.
Nello stesso procedimento penale erano stati indagati anche Concetto Russo ˗ amministratore giudiziario della Sicilmarket, società riconducibile a Trovato ˗ oggi prosciolto per prescrizione del reato, e Nino Trovato, anch’egli già prosciolto per prescrizione del reato, che aveva richiesto il rito ordinario.
Il Pubblico Ministero, Giuseppe Verzera, aveva chiesto la condanna a due anni per l’avvocato Traclò; a un anno e nove mesi per il dottor Dattola; a un anno e sei mesi per la dottoressa Martina.
Nela difesa sono stati impegnati gli avvocati Carmelo Raspaolo, Pietro Luccisano, Tancredi Traclò e Salvatore Silvestro.
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