Potremmo chiamarli “piemontesi” tutti coloro che, in vari ruoli, medici, infermieri, tecnici, inservienti, hanno lavorato nell’ospedale di viale Europa. E per loro non c’è pace.
Di questo avviso sembra anche Renato Coletta, esponente di spicco del Comitato “Salvare l’Ospedale Piemonte”, che, sul proprio profilo Facebook, scrive: “Quindi con i soldi pubblici si ricorre al Tar e come se non bastasse, si nomina come legale un consulente esterno. Nel frattempo non si assumono medici per rafforzare il Pronto soccorso del Papardo ormai allo stremo, non si riaprono i reparti del Piemonte come impone l’ordinanza del Sindaco e si continuano a trasferire malati alle cliniche private con aggravio della spesa sanitaria ed aumentato rischio per i pazienti”.
Il riferimento è al ricorso che il Dg dell’azienda ospedaliera Papardo-Piemonte, Michele Vullo, ha presentato al Tar contro l’ordinanza del sindaco di Messina, Renato Accorinti, che impedisce, di fatto, la chiusura del pronto soccorso del Piemonte.
In una nota stampa Coletta, portavoce del Comitato, scrive: “Il Reparto di Medicina è stato chiuso a luglio ed il personale medico ed infermieristico è stato trasferito al “Papardo”. I Reparti di Ortopedia e Chirurgia sono presidiati, rispettivamente, da un solo medico e secondo le ben note disposizioni della Direzione del Papardo, non possono fare ricoveri ordinari di urgenza, a meno che non si tratti di pazienti in condizioni gravissime, non trasportabili e che quindi richiedano un trattamento chirurgico immediato. In questo caso – spiega Coletta – l’ equipe operatoria deputata all’ esecuzione dell’ intervento sarà costituita dall’ unico chirurgo presente al “Piemonte” e da un chirurgo proveniente dal “Papardo”, il quale, anche se impegnato in altro intervento, dovrà abbandonare questa sede, per recarsi, quanto più rapidamente possibile al “Piemonte”. Tale organizzazione si associa ad un elevatissimo rischio clinico e lo ribadiamo, non è conseguenza di carenze di personale bensì, di incomprensibili scelte della direzione sanitaria del Papardo.
“Pertanto – continua – i pazienti che giungono al PSG dell’ Ospedale “Piemonte”, sia spontaneamente o accompagnati dai parenti, che trasportati dalle ambulanze del SUES 118, pur essendovi disponibilità dei posti letto, vengono trasferiti presso l’ Ospedale “Papardo”, il Policlinico o, più frequentemente, presso le Case di cura private cittadine“.
Coletta, per conto del Comitato, annuncia: “Anche in relazione ai continui casi di malasanità conseguenti l’indisponibilità dei reparti del Piemonte e alla parziale applicazione dell’Ordinanza del Sindaco che imponeva anche la riapertura delle Unità Operative mai avvenuta, il Comitato ha depositato l’ennesima denuncia alla Procura della Repubblica”.
Marcello Minasi, presidente del Comitato spontaneo “Salvare l’Ospedale Piemonte”, è quindi tornato sabato scorso alla Procura della Repubblica di Messina.
Questa volta l’esposto è relativo all’art. 650 del Codice Penale, riguardante le “contravvenzioni concernenti l’ordine pubblico e la tranquillità pubblica”. Nel testo dell’articolo si legge: “Chiunque non osserva un provvedimentolegalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, d’ordine pubblico o d’igiene, è punito…”.
Il riferimento è all’Ordinanza del 5 ottobre scorso emanata dal Sindaco, Renato Accorinti, che di fatto ha bloccato lo smantellamento del Pronto Soccorso del Piemonte, intimando al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Papardo-Piemonte di “astenersi dall’attuare la rispettiva deliberazione n. 602 del 16 settembre 2015, così mantenendo nello stabilimento ospedaliero Piemonte il pronto soccorso e, con esso, tutte le unità operative che fin ora hanno operato nel Presidio in funzione di esso”.
Il Comitato nella denuncia chiede che venga rispettata la stessa Ordinanza, anche nella parte in cui si intima il ripristino dei reparti già trasferiti al Papardo e strettamente connessi col Pronto Soccorso, ovvero Chirurgia, Cardiologia, Medicina e Ortopedia, così come formulato da Minasi rivolgendosi alla Magistratura: “Va da sé che le unità operative traslocate durante l’estate al Papardo con il pretesto dell’organizzazione delle ferie, ma con il malcelato protervo disegno di preparare l’eliminazione del pronto soccorso, (v. il ns seguito alla prima denuncia in data 6/7/2015 che segnalava tale situazione con la “rimodulazione” delle unità di chirurgia e ortopedia) debbono ritornare nei locali dell’Ospedale Piemonte fino al “concreto effetto di un atto legislativo regionale” onde scongiurare i pericoli per l’incolumità ed addirittura per l’ordine pubblico ventilati”.
Minasi segnala nell’esposto pure “qualcuno degli effetti paradossali e pericolosi prodotti dall’ingiustificato e francamente sospetto accanimento e dalla fretta con cui si vuole procedere alla chiusura del pronto soccorso in centro”. “In occasione della riunione convocata dalla d.ssa Parrinello n. q. di direttore medico di presidio – si continua nell’istanza – come si evince dal verbale del 23/9/2015 (all. n. 1), emerge con estrema chiarezza, ad esempio, che i locali destinati all’ortopedia al Papardo sono assolutamente insufficienti ad ospitare tutti i letti e le attrezzature che possano assicurare l’ intervento di urgenza: a tal fine basta la semplice lettura del verbale che si allega. Lo stesso, con ancora più allarmante chiarezza si deduce dalle dichiarazioni del dr. Sutera quanto al reparto di rianimazione (!) ove si afferma che “non è strutturalmente possibile ospitare i sei letti dell’ospedale Piemonte, il tutto mentre restano inutilizzati molti posti letto dell’ospedale Piemonte e i pazienti rischiano per l’incolumità”.
Inoltre, si segnalano due dei diversi casi, conseguenti alla mancanza degli opportuni reparti al Piemonte, con pazienti, anche con sospette gravi situazioni, sballottati a Taormina o allo Iomi di Ganzirri, per mancanza di posti negli altri nosocomi cittadini.
Il tutto, fa notare il Comitato, mentre “Il DG, che si guarda bene dal fare le assunzioni temporanee previste dalla legge per supplire a temporanee necessità (ad es. i turni feriali con cui ha giustificato l’inizio dello smantellamento), si preoccupa di assumere dermatologi e statistici”.
Quest’ultima denuncia segue quella dello scorso 9 giugno, per il trasferimento dei quattro posti di Medicina, indicando la violazione degli articoli 340 del Codice Penale (Interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità); 586 del Codice Penale (Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto); 232 (Abuso d’ufficio). Poi le precisazioni di luglio riguardanti gli altri reparti.
(272)