Sono 4 i medici indagati nell’inchiesta avviata per fare chiarezza sulla morte di Simone Picciolo. La macchina della Procura si è già messa in moto, “avviata” dall’ennesima denuncia su un presunto caso di malasanità. L’abbiamo raccontata ieri la storia di Simone Picciolo, 72enne, ex edicolante, morto al Papardo nella notte tra il 23 e il 24 aprile scorsi, dove il paziente era giunto dopo un pronto soccorso all’ospedale di Patti. Lì era stato accompagnato la mattina del 22 aprile, per un malessere. Meno di 48 ore dopo, la morte, cui è seguita la denuncia da parte dei familiari, l’avvio dell’inchiesta e, oggi, l’iscrizione sul registro degli indagati di 4 medici dei due ospedali che hanno avuto in cura Picciolo. I carabinieri hanno già sequestrato le cartelle cliniche in entrambi i nosocomi e a breve il magistrato titolare del fascicolo, Stefania La Rosa, che ha anche disposto il sequestro della salma, dovrebbe conferire incarico al medico legale per effettuare l’autopsia sul corpo di Picciolo.
La famiglia, assistita dall’avvocato Antonio Roberti, ritiene possano esserci specifiche responsabilità mediche nel decesso del congiunto, del quale, hanno detto, “allo stato non conosciamo le cause della morte”.
L’iscrizione sul registro degli indagati dei 4 medici dei due ospedali è un atto dovuto, vista la necessità di essere rappresentati – in prossimità dell’accertamento unico e irripetibile che è l’autopsia – quanti hanno avuto un ruolo nella degenza di Picciolo.
Gli indagati sono: Pietro Meo, Nicola Mangani, Renato Crescenti, Maria Flavia Falliano.
Sono difesi dagli avvocati: Natale Arena, Antonino Daniele Pagano, Salvatore Stroscio, Lidia Di Blasi.
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