Messina. Riflettori nuovamente puntati su “Corsi d’Oro 1”, il procedimento sulla formazione professionale in Sicilia concluso in primo grado a marzo 2017. Secondo i magistrati «il Tribunale non ha tenuto conto di quanto emerso nel processo».
La Procura ha, infatti, presentato appello al giudizio di primo grado per Corsi d’Oro 1. Due i presupposti sui quali si incardina il nuovo atto proposto dai magistrati dell’accusa: il reato di peculato, a differenza di quanto sostenuto nelle motivazioni (depositate a giugno), è sussistente ed è necessario riconsiderare e adeguare, di conseguenza, le pene inflitte.
A firmare l’atto di appello il procuratore capo Maurizio De Lucia, il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e i sostituti Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco.
Due gli errori, secondo i magistrati della Procura, per i quali è necessario riconsiderare l’esito del procedimento Corsi d’Oro 1: una “Erronea valutazione dei fatti, con richiamo ai precedenti del giudizio cautelare ed omessa valutazione degli esiti del dibattimento”, e una presupposta “Erronea applicazione della legge penale” sul fondamento del peculato e le sue caratteristiche distintive rispetto alla truffa. Errori che avrebbero portato, sempre secondo l’atto di appello, a ricondurre le accuse nei confronti degli imputati a reati minori.
Il procedimento Corsi d’Oro scaturisce da una lunga inchiesta che, secondo l’accusa, ha portato alla luce un collaudato e complesso sistema messo in piedi per drenare ingenti risorse economiche regionali, e in minima parte anche erogate dall’UE, nel settore della formazione professionale. Il secondo “troncone” di questo procedimento ha visto la condanna in primo grado, a 11 anni, del parlamentare Francantonio Genovese.
(748)