Il concorso per l’addetto stampa del Policlinico di Messina, bandito nel 2011, era truccato.
Questo l’esito in primo grado del processo che ha inflitto dure condanne a quattro persone coinvolte: la beneficiaria del concorso pilotato, due componenti della giuria di valutazione e una dirigente del nosocomio peloritano.
A vincere il bando per addetto stampa nel 2011 era stata l’allora giornalista pubblicista Valeria Arena, oggi condannata ad 1 anno e 4 mesi di reclusione. Per lei anche l’interdizione dai pubblici uffici per 16 mesi e il pagamento di 6.000 euro di provvisionale.
Condannate anche le giornaliste Alessandra Ziniti e Laura Oddo, entrambe componenti della commissione esaminatrice e la dirigente del Policlinico Giuseppa Sturniolo, con pena sospesa. Per loro la condanna è di 1 anno di reclusione e 12 mesi di interdizione dai pubblici uffici.
Ziniti, Oddo e Sturniolo che facevano parte della commissione esaminatrice sono state condannate per abuso d’ufficio, mentre l’Arena, vincitrice della selezione, per abuso d’ufficio e falso. Assolto, invece, l’ex Direttore Generale del Policlinico Giuseppe Pecoraro, accusato di abuso d’ufficio nel 2014, perché “il fatto non sussiste”.
A denunciare le irregolarità che hanno portato Valeria Arena a vincere il concorso è stato il giornalista professionista Gianluca Rossellini. Che contestava alla Arena l’attestazione fittizia di collaborazioni giornalistiche mai avvenute e una valutazione troppo alta di ulteriori titoli rispetto agli altri candidati.
«Il mio assistito – ha spiegato l’avvocato Lillo Massimiliano Musso, difensore di Rossellini – oltre ad essere stato vittima di un concorso che è stato accertato è stato pilotato, ha subito per anni il cattivo funzionamento del sistema giustizia che, con continui rimpalli, non ha permesso fosse accertata la verità, finalmente ieri un giudice è voluto entrate nel merito della vicenda facendo emergere la verità dei fatti. Siamo fiduciosi anche per i prossimi processi dove tra l’altro, se tutto venisse confermato chiederemo un risarcimento adeguato».
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