Peculato e falso in atto pubblico. Questi i reati ipotizzati dalla procura di Messina – facente funzioni Procuratore capo Vincenzo Barbaro, procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e sostituto procuratore Stefania La Rosa – nell’ambito del secondo troncone d’inchiesta Tekno, che colpisce funzionari e dirigenti del Cas, Consorzio Autostrade Siciliane.
L’indagine, della Dia di Messina e Catania, indaga complessivamente 57 persone, ma soltanto 6 sono state raggiunte da misure interdittive ( sospensione per 6 mesi dall’attività di pubblico esercizio), per altre 6, il Gip Tiziana Leanza ha disposto il sequestro preventivo, per equivalente al danno causato al Cas, del saldo dei rapporti bancari loro intestati e, in caso questi fossero insufficienti, dei beni immobili e mobili risultanti a loro carico.
Al centro dell’inchiesta una serie di incentivi progettuali, premi di produzione illegittimi e fondi pubblici ‘dirottati’. Secondo quanto scaturito dalle indagini, gli incentivi progettuali, che l’azienda attiva nella logica del risparmio ( avrebbero costi maggiori consulenti esterni al Cas rispetto all’extra pagato ad un dipendente) avrebbe invece comportato, nel solo anno preso in esame dalla Dia ( il 2013), ben oltre un milione di euro in incentivi. Il tutto a favore di un ristretto gruppo di dipendenti, che, stando agli inquirenti, non avrebbe dato alcun apporto ai progetti, molti dei quali, addirittura inesistenti ma comunque falsamente attestati tramite decreto. In pratica, o gli indagati non lavorano sui progetti per il quali intascavano gli incentivi, oppure i progetti non c’erano proprio.
Su circa 70 progetti spulciati dalla Dia, si è scoperto che in alcuni decreti mancavano alcuni atti ma in altri casi non c’era il decreto che giustificava la somma di denaro.
Il secondo troncone della operazione Tekno è scaturito dal proseguo d’indagini dell’inchiesta del 2014, che puntò i riflettori sulla gestione di alcuni appalti del Consorzio. Un’attività investigativa le cui intercettazioni svelarono le preoccupazioni di alcuni dirigenti sul grande esborso, per le casse dall’azienda, rappresentato dagli incentivi progettuali. Da qui l’attenzione si spostò sui ruoli dei vari componenti dei gruppi di lavoro e sui premi di produzione che intascavano: risultarono variabili dai 30mila ai 157mila euro, e alcuni tra loro risultavano impegnati in più progetti, come avessero il dono dell’ubiquità o lavorassero senza sosta alcuna.
La fetta più grossa, a detta degli inquirenti, spettava al RUP, Responsabile Unico Provvedimenti, colui che gestiva il decreto e ne sceglieva anche i collaboratori utili a portare avanti il progetto, quelli meritevoli dell’incentivo. “Quasi sempre gli stessi’ a detta della Procura messinese.
Sono stati sospesi dall’attività, per 6 mesi: Antonio Lanteri, Stefano Magnisi, Angelo Puccia, Gaspare Sceusa, Alfonso Schepisi, Anna Sidoti
Sequestro preventivo del saldo dei rapporti bancari intestati o, in caso di incampienza, dei beni immobili e mobili registrati per: Carmelo Cigno, Letterio Frisone, Carmelo Indaimo, Antonino Francesco Spitaleri, Antonino Liddino, Corrado Magro.
Patrizia Vita
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