Una Camera di Consiglio che si è protratta per 9 ore, quella in cui si
decidevano le sorti degli imputati del processo sulla Formazione denominato Corsi d’Oro, secondo troncone, e al termine è arrivata la sentenza che stanga colui che per l’accusa è stato ‘la mente’ di un sistema illecito di trattare la Formazione in Sicilia: Francantonio Genovese. Per il parlamentare forzista nessuno sconto sulla richiesta di condanna avanzata dalla procura messinese, rappresentata dall’aggiunto Sebastiano Ardita e dai Pm, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti: 11 anni avevano chiesto lo scorso
luglio, 11 anni sono stati inflitti oggi.
Si tratta del processo scaturito dall’inchiesta che, secondo l’accusa,
avrebbe portato alla luce un collaudato e complesso sistema messo in piedi per drenare ingenti risorse regionali, e in minima parte anche erogate dall’UE, nel settore Formazione. Alla base di tutto – a detta dei PM – c’era un intreccio di enti, nella cui trama erano invischiate più persone che agivano attivando meccanismi più o meno fraudolenti.
Testimone d’eccezione per l’accusa, nel corso del processo di primo grado giunto oggi al termine, Ludovico Albert, ex direttore generale della Formazione, che sentito dai PM dichiarò che la formazione in Sicilia era gestita in modo precario riguardo il controllo della spesa pubblica . Albert aveva parlato di stranissime anomalie, perchè c’era, da parte di chi la gestiva, un’attitudine a chiedere le integrazioni. “Gli enti erano abituati a chiedere come se i soldi non bastassero mai, e a motivo delle richieste ponevano spiegazioni svariate. Una cosa che non accadeva in nessun’altra parte d’Italia. Solo in Sicilia si verificava”.
Certo, parrebbe ovvio chiedersi dove fosse l’allora direttore generale della Formazione, mentre il malaffare imperava nella Formazione siciliana.
Ma il maggiore accusatore del parlamentare ex Pd oggi passato a Forza Italia, Albert, aveva in serbo per Genovese la carta più pesante. Disse infatti di aver subito pressioni dal deputato messinese perchè desse un maggiore finanziamento alla società Training Service. In particolare, Albert aveva sottolineato che Genovese, al suo rifiuto, lo avebbe salutato con la frase: ” vorrà dire che ti attaccheremo a 360 gradi”.
E per Genovese, agli altri reati si aggiunse anche quello di concussione.
Un altro testimone di ‘peso’, però, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, sentito come testimone, dichiarò in aula: ” Albert non mi ha mai detto di pressioni di Genovese su di lui.”
Tante altre le testimonianze pro e contro in un processo che ha sconvolto il mondo della Formazione. Un processo che a Messina si è spaccato in due, e il primo troncone, quello del 2013 scaturito dall’inchiesta madre, ha registrato la tappa delle richieste di condanna solo lo scorso novembre per i 13 imputati accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata al peculato ed alla truffa, reati finanziari e falsi in bilancio connessi alla gestione degli enti di formazione professionale, peculato, truffa e tentata truffa.
Oggi è andato a sentenza il secondo troncone, quello che al centro ha l’ex sindaco di Messina, Francantonio Genovese.
Le altre condanne: 2 anni e 6 mesi a Franco Rinaldi, 3 anni e 3 mesi a Chiara Schirò; 6 anni e 6 mesi a Elena Schirò ed Elio Sauta;
3 anni e 6 mesi al commercialista Stefano Galletti; 2 anni a Salvatore Lamacchia; 1 anno e 3 mesi a Domenico Fazio; 3 anni a Carmelo Favazzo e Natale Lo Presti; 5 anni e 6 mesi a Roberto Giunta.
Hanno difeso gli avvocati: Bonni Candido, Nino Favazzo, Maurizio Panix, Gaetano Pecorella, Alessandro Billè, Carmelo Scillia, Tommaso Autru Ryolo, Isabella Barone, Salvatore Versaci, Daniele Pagano, Alberto Gullino.
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