Quale sarà il futuro dell’offerta teatrale nella città di Messina? Dopo esserci posti questa domanda per le sale cinematografiche, con una chiacchierata con i gestori delle realtà cittadine, abbiamo deciso di dare voce ai teatri, altro settore fermo ormai da molti mesi ma indispensabile per una dignitosa offerta culturale a cui i messinesi hanno diritto.
La pandemia ha cambiato il volto della città, ponendo anche gli operatori della cultura davanti alla necessità di destreggiarsi tra aiuti e accordi con le proprietà degli stabili per mantenere viva la realtà che hanno creato. Ciò che emerge da questo confronto, nel dialogo con tutti gli artisti, è la ferma consapevolezza di volere e dovere tornare a presentare una proposta alla città. Per l’amore del proprio lavoro e per quella forma di responsabilità sociale che contraddistingue il ruolo degli operatori culturali per la collettività.
Mariapia Rizzo del Teatro dei naviganti ci racconta che la sua realtà è sopravvissuta fino ad ora grazie ai contributi e al supporto dei proprietari dei Magazzini del Sale che hanno accettato di diminuire il canone di affitto per affrontare insieme il momento complesso.
«Siamo in 4 operativi al teatro e nessuno di noi ha messo in conto l’idea di mollare – esordisce Mariapia. Appena sarà possibile, proporremo un nostro repertorio, nell’attesa poi di poter riprendere le attività che circolano intorno al nostro spazio. Ad oggi non saremmo in grado di onorare gli impegni che avevamo con le compagnie in precedenza perchè non potremmo sostenere le spese con gli ingressi ridotti».
Rispetto alla stagione estiva alle porte, il pensiero va all’organizzazione dell’offerta culturale all’aperto, nella speranza che venga fatta una politica più capillare «confrontandosi con gli operatori professionisti del territorio. Si dovrebbe poi lavorare sull’intercettazione per spazi da dedicare agli eventi artistici. Oggi noi professionisti potremmo dare un contributo per mettere in evidenza quanto variegati sono i contributi artistici e culturali presenti in città. Del resto l’offerta culturale deve essere per sua natura diversificata ed è importante avere più istanze, sia del pubblico sia degli artisti».
Maggiori difficoltà per lo spazio invece per l’Associazione cultuale ARB che gestisce il Teatro Savio, la cui concessione è scaduta. Ad oggi il teatro è tornato nella mani dell’arcivescovato, quindi al momento non è chiaro se ci sarà continuità progettuale, pur nella fiducia che ciò possa accadere. La stagione estiva però porta con sé un nuovo piccolo cartellone, come ci racconta Davide Liotta, Presidente Associazione ARB: «Metteremo in scena 6-8 spettacoli a Villa Cianciafara. Organizzeremo poi anche qualche proiezione, sempre su temi di attualità come ad esempio violenza di genere, che sono quelli su cui abbiamo incentrato il nostro percorso».
Difficoltà legate agli spazi anche per il Clan Off Teatro, chiuso ormai da luglio 2020, dopo 4 anni di intensa attività, proprio per la mancanza di un accordo con la proprietà dello stabile, nel corso delle difficoltà legate alla pandemia. Mauro Failla, Segretario dell’Associazione Clan degli Attori ci racconta che da quel momento l’associazione si è dedicata a progetti online, che proseguiranno anche in futuro.
«Stiamo lavorando al progetto “Gli abiti del male” che nasce proprio da riflessioni del periodo di lockdown. Abbiamo deciso di indagare i sette vizi capitali in sette appuntamenti tra cinema e teatro per la regia di Giovanni Maria Currò, Presidente Associazione Clan degli Attori. La sfida è trovare un nuovo linguaggio che stia a metà tra teatro e cinema. I 7 episodi, curati da sette drammaturghi siciliani, verranno distribuiti online come una miniserie».
Le riprese, che inizieranno a fine mese, saranno realizzate solo con cellulari e solo sul territorio siciliano: sette vizi raccontati attraverso lo sguardo di due protagonisti siciliani.
Nuovi progetti anche per il Teatro dei 3 Mestieri che, in attesa di possibili riaperture, si è dedicato alla produzione di un nuovo spettacolo di Donatella Venuti e a progetti con le scuole.
L’Associazione è andata avanti grazie agli aiuti che hanno permesso di mantenere l’affitto della struttura.
«Per l’estate noi abbiamo uno spazio all’aperto – spiega Stefano Cutrupi, tra i fondatori dell’Associazione. Lo scorso anno avremmo potuto fare una stagione estiva ma abbiamo scelto di non farla perché con il distanziamento i costi non erano sostenibili. La stessa cosa potrebbe succedere quest’anno. Noi non abbiamo soluzioni per ripartire con i posti limitati, l’unica possibilità sarebbe quindi lo streaming ma non ci crediamo».
Punta invece sullo streaming il Teatro Vittorio Emanuele. Già da dicembre l’orchestra del teatro ha iniziato la trasmissione online e anche per il mese di maggio sono previsti concerti. Il teatro inoltre, che conta 54 dipendenti di cui 50% in smart working e 50% in presenza, è a lavoro su tre progetti di produzione: Molto rumore per nulla, per la regia di Giampiero Cicciò; Il gattopardo, coproduzione con il testo di Trieste e una nuova produzione di prosa e musica per il festival belliniano.
«Grazie ai contributi della Regione possiamo guardare con ottimismo alla ripartenza – ci racconta Gianfranco Scoglio, Sovrintendente del Teatro Vittorio Emanuele. Noi non abbiamo avuto contributi per gli spettacoli annullati ma grazie all’incremento del Fondo unico per lo spettacolo dell’assessore regionale al Turismo, sport e spettacolo Manlio Messina ora possiamo programmare la nuova prosa».
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