La sentenza, in Appello, di assoluzione per tutti gli imputati del processo scaturito dal decesso di Stefano Cucchi – il giovane detenuto romano sulla cui morte, avvenuta nel 2009, la procura romana aprì un’inchiesta – ha scosso l’opinione pubblica. Parecchi i gesti di solidarietà alla famiglia dello sfortunato giovane. Tra i tanti, uno anche dal sindaco Renato Accorinti, che scrive una lettera aperta a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, a nome del Movimento Cambiamo Messina dal basso:
“Cara Ilaria,
ci indirizziamo a Te e, per Tuo tramite, a tutta la Tua coraggiosa famiglia.
Siamo nuovamente tutti sconfitti.
Siamo sconcertati e profondamente indignati per questo giudizio d’appello che assolve, dopo aver precedentemente prosciolto in Corte d’Assise tre infermieri e tre poliziotti, anche i medici che visitarono Stefano durante la carcerazione.
La sentenza è uno shock per tutta la società civile: la formula dell’insufficienza di prove, che cancella ogni responsabilità sulla drammatica fine di questa giovane vita, stride con le immagini del suo corpo martoriato. La denutrizione, gli ematomi, la morte infine, per quanto possano essere argomento di arringa fra accusa e difesa, rimangono fatti, fatti che si sono consumati all’interno di un carcere italiano e che esigono risposte e responsabilità precise, spazzate via da una decisione iniqua e vergognosa, che rappresenta un insulto alla dignità umana.
E – pur senza scadere nelle generalizzazioni e ricordando il grande lavoro di tanti uomini e donne delle forze dell’ordine impegnati onestamente nella pratica della giustizia e dell’applicazione delle leggi, spesso in campi estremi, a cominciare dalla lotta alle mafie – come non rimanere disgustati da quegli scomposti brindisi ad un’assoluzione che indebolisce la credibilità delle autorità e ci restituisce soltanto una narrazione monca della verità, senza colpevoli?
L’eccesso di coercizione, le tante violenze inspiegate dalla vicenda di Federico Aldrovandi a quella di Tuo fratello e, solo pochi anni fa, all’ancora più sistematica e esecrabile “macchia” dei fatti di Genova 2001, testimoniano la mancanza di volontà di un reale confronto sulle derive che le pratiche securitarie possono assumere e sull’incapacità che hanno certi settori dello Stato (ancora, senza demagogiche generalizzazioni) nel garantire un controllo effettivo sul proprio esecutivo.
Ci sono moniti che travalicano epoche e frontiere come quello di Vittorio Arrigoni e pensiamo che mentre Stefano moriva qualcuno davvero non sia rimasto umano.
Chi? Chi doveva dircelo, oggi, tace.
Per Amnesty International “verità e giustizia sono lontane”. Lo sono anche per noi.
Un fraterno abbraccio a tutti Voi.”
A nome del movimento Cambiamo Messina dal Basso,
Renato Accorinti, Sindaco di Messina
Federico Alagna, portavoce del movimento Cambiamo Messina dal Basso.
(77)