Si è chiuso ieri, domenica 8 ottobre, al Monte di Pietà il Sabir Fest in un coro di voci, lingue e immagini provenienti dalle diverse sponde del Mediterraneo. Quattro giorni di libri, laboratori e spettacoli teatrali tra Messina, Catania e Reggio Calabria, all’insegna del dialogo e dello scambio tra culture.
Un’operazione di «sovversione, divergenza e creatività permanente», come ha spiegato Caterina Pastura del Comitato Sabir Fest, a cui hanno partecipato in tanti, coordinandosi tra le tre città coinvolte. In tutto sono intervenuti 250 ospiti in 105 incontri, dei quali 62 si sono svolti nella città di Messina. Ad animare e rendere possibile il festival, oltre ai numerosi partner, i 150 volontari sabirici.
Nel corso della serata conclusiva è stato presentato il progetto che, più di tutti, incarna lo spirito e i valori del Festival e a cui, da più parti del Mediterraneo, hanno lavorato e continuano a lavorare in tanti da quattro anni: il pre-manifesto per una cittadinanza mediterranea, discusso durante gli incontri del SabirMaydan.
Un inno alla diversità culturale, alla giustizia sociale e alla solidarietà, che parte dall’idea di base di una cittadinanza intesa come dimensione altra, non esclusiva, comune ai popoli che abitano e navigano in questo mare, le cui onde arrivano a toccare le sponde di tre continenti. Si parte allora dalla storia, dal Mediterraneo come crocevia dell’umanità, come luogo della mescolanza, della contraddizione, dell’incontro e dello scambio di beni e idee, di arti e saperi scientifici, per arrivare a un futuro immaginato, più democratico, libero dalle disuguaglianze sociali. L’immagine che resta è quella di uno spazio condiviso da più culture, caratterizzato da un patrimonio ecologico e ambientale diversificato, che può e deve essere salvaguardato soltanto unendo le forze.
Nei prossimi mesi, verrà avviato l’iter per lanciare una consultazione regionale pubblica che avrà l’obiettivo di produrre un documento politico maggiormente elaborato e finalizzato all’incidenza politica, che prenderà il nome di “Manifesto per la cittadinanza Mediterranea”. A presentare il pre-manifesto, ispirato al Manifesto di Ventotene del 1941, i membri del comitato editoriale: Fatima Al-Idrissi, Said Bakkaly, Debora Del Pistoia, Mohamed Leghtas, Lidia Lo Schiavo, Gianluca Solera, Igor Stiks, Nagwan Al-Ashwal e Kais Zriba.
Ma ampio spazio è stato dato, nei quattro giorni del Sabir Fest, oltre che alle parole, anche alle immagini. L’artista siriana Diala Brisly, autrice del murale di via XXIV maggio, ha lasciato al festival una seconda immagine, un disegno raffigurante un bambino che dipinge il mondo partendo dal mare. Un Mediterraneo in cui «viaggiare, ricercare, tradurre», come ha suggerito efficacemente nel suo intervento lo scrittore Peter Waterhouse.
L’edizione 2017 del Sabir Fest è stata dedicata a uno dei fondatori di Citizens’ Assembly, Özlem Dalkiran, attivista che ha contribuito alla nascita di Amnesty International Turchia, arrestata a Istanbul lo scorso luglio durante una riunione sui diritti umani, nonché a Padre Paolo Dall’Oglio, promotore del dialogo tra cristianesimo e islam, sequestrato a Raqqa nel luglio 2013.
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