Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno: «Prima il ponte, poi l’Unesco»

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«Facciamo il ponte, prima. Risolleviamo questa terra. Dopo, forse, avremo maggiori possibilità, e maggiore interesse, a diventare Patrimonio dell’Umanità», così Fernando Rizzo, Franco Providenti, Giovanni Caminiti, Ettore Gentile, Angelo Papalia a nome del comitato “Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno” intende comunicare la propria posizione in merito alla attivazione delle procedure per la richiesta di riconoscimento dello status di “Patrimonio dell’Umanità” allo Stretto di Messina.

«Acquisire lo status di “Patrimonio dell’umanità”, oltre che preservare il territorio, vuol dire sottrarlo al cambiamento e alla possibilità di un futuro differente. Un’operazione che quindi potrebbe avere senso per un territorio che abbia già preventivamente raggiunto un elevato livello di benessere», scrivono  Rizzo, Providenti, Caminiti, Gentile e Papalia in una nota.

«Francamente, noi ci auguriamo che gli ispettori dell’Unesco decidano di sospendere la pratica. Se tuttavia dovessero arrivare, considerato lo stato attuale dei territori dello Stretto, ci auguriamo che siano abbastanza ingenui da comunicare preventivamente il loro arrivo. Forse, in questo modo -continuano gli esponenti di “Rete Civica per le Infrastrutture del Mezzogiorno” -, l’amministrazione comunale farà in tempo a estirpare le erbacce ai bordi dei marciapiedi e quelle attorno ai laghi di Ganzirri. Se il preavviso fosse cospicuo, si potrebbe pensare di  installare, nella zona dei laghi, il depuratore fognario che manca, e che invece era compreso, come opera complementare, nella realizzazione del ponte sullo Stretto».

«Invece ci toccherà sperare che gli ispettori siano svogliati e distratti, e che non si accorgano dell’esistenza di centinaia di pozzi neri che inquinano i territori di Ganzirri e Faro, dei veleni che affiorano nei laghetti e della condotta che scarica migliaia di litri di acque reflue in mezzo a quello stretto del quale si chiede di attestare l’intoccabilità. Il giorno dell’ispezione, qualora gli armatori fossero d’accordo – continuano ironici -, si potrebbe pensare di sospendere per un giorno l’intero traghettamento sullo stretto, sia dei convogli ferroviari che del gommato leggero e pesante. Non potrà che aiutare, se agli ispettori dell’Unesco riusciremo a fare credere che questo braccio di mare non sia solcato da 200 corse giornaliere di traghetti. Non potrà che aiutare, se crederanno che le città di Messina e Villa San Giovanni, a differenza degli ultimi cinquant’anni, non siano più giornalmente stuprate dal passaggio di centinaia di tir».

Rizzo, Providenti, Caminiti, Gentile e Papalia continuano: «Ci chiediamo inoltre, provocatoriamente, se i costi della “crociera” di sabato scorso siano stati sostenuti dal Comune di Messina, sull’orlo del dissesto finanziario, da fondi Rfi o tramite donazioni di eventuali generosi mecenati. Sabato mattina, naturalmente, era in prima fila Renato Accorinti che, più volte in passato, anche da Sindaco di Messina, ebbe a dire che il ponte unirebbe non due coste ma due cosche. Accorinti ha affermato che lui insegue le utopie – ricordano -, perché le utopie hanno cambiato la storia. Sabato è stato detto che il ponte non serve, ma che invece servono opere utili, come il potenziamento dei traghetti con tariffe sociali. Mai una volta che, parlando di utopie, vengano citati anche tempi e costi di realizzazione».

E’ una posizione netta quella di “Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno”: «Che inseguano pure le utopie. Noi preferiamo inseguire i sogni. Sogniamo che lo Stretto possa vedere il ponte e le altre infrastrutture finalmente realizzati. Sogniamo le decine di migliaia di posti di lavoro. Sogniamo lo sviluppo che il ponte produrrà. Questi sono i nostri sogni, e lotteremo affinché si realizzino».

 

 

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