Nell’agosto 2020, al centro Trapianti del Policlinico di Catania, è stato effettuato il primo trapianto di utero in Italia. L’intervento, effettuato su una donna nata senza utero a causa di una rara patologia congenita, la sindrome di Rokitansky, è stato eseguito dai professori Pierfrancesco e Massimiliano Veroux, Paolo Scollo e Giuseppe Scibilia, nell’ambito di un programma sperimentale coordinato dal Centro nazionale trapianti. Alla donna è stato trapiantato l’utero di una donna deceduta per arresto cardiaco. La partoriente aveva iniziato un percorso di fecondazione assistita al Cannizzaro di Catania. Adesso, da questa avventura, è nata Alessandra, che porta il nome della donatrice.
«La nascita di questa bambina – ha detto Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti – è un risultato straordinario. Questa sperimentazione è ancora agli inizi, soprattutto per quanto riguarda gli interventi a partire da donatrici decedute, che sono solo il 20% dei già pochi trapianti di utero finora realizzati nel mondo». Sulla nascita è intervenuto anche il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci: «La vita ha trionfato grazie alla scienza. Complimenti ai professionisti, alle loro equipe e tanta felicità per un evento così lieto. La Sicilia è anche questo. E ne siamo orgogliosi».
Quella di Alessandra è la prima nascita di questo tipo nel nostro Paese e il sesto caso al mondo di gravidanza portata a termine con successo dopo un trapianto da donatrice deceduta.
Il programma di Trapianto di Utero in Italia
Il programma nazionale di trapianto di utero è stato autorizzato in via sperimentale dal Consiglio superiore di sanità nel 2018 ed è attivo dal 2019 presso il Centro trapianti del Policlinico di Catania. Finora sono stati realizzati con successo due interventi: il primo nell’agosto 2020 e il secondo nel gennaio 2022. Il protocollo sperimentale ha come obiettivo proprio il successo di una gravidanza della paziente trapiantata. Il primo passo è la riuscita del trapianto dell’organo da un punto di vista funzionale; successivamente, circa un anno dopo l’intervento, una volta stabilizzato il quadro clinico della paziente, viene avviato il percorso di procreazione medicalmente assistita.
Secondo i criteri definiti dal protocollo, le potenziali candidate al trapianto sono donne con età compresa tra i 18 e i 40 anni con anamnesi negativa per patologie oncologiche, assenza di pregresse gravidanze a termine con esito positivo, affette da patologia uterina congenita (sindrome di Rokitansky) o acquisita (atonia uterina postpartum). Al momento in lista d’attesa sono arruolate 5 donne. La sperimentazione italiana prevede inoltre che le donatrici siano donne decedute tra i 18 e i 50 anni ed esclude per ora la donazione da vivente.
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