«Rileviamo uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico»: a dirlo, in riferimento al decreto sul Ponte sullo Stretto di Messina, è il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), Giuseppe Busia, che nella giornata di ieri, giovedì 8 giugno, ha presentato la relazione annuale dell’Ente in Parlamento.
A preoccupare l’ANAC, in particolare, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), per il quale l’Ente auspica una rinegoziazione; il nuovo Codice degli appalti, al cui interno sarebbe previsto un «eccessivo utilizzo di deroghe e soglie alte» con «scorciatoie meno efficienti e foriere di rischi»; il Decreto riguardante il Ponte sullo Stretto di Messina.
Su quest’ultimo punto, in particolare, il presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia ha affermato che: «Purtroppo, sempre più spesso rileviamo uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi. Il recente decreto-legge, sulla base di un progetto elaborato oltre dieci anni fa, ha riavviato l’iter di realizzazione del ponte tra Sicilia e Calabria. Sono stati, da parte di Anac, proposti alcuni interventi emendativi volti a rafforzare le garanzie della parte pubblica, non accolti, tuttavia, dal Governo in sede di conversione del decreto».
Non è tardata la replica del Ministero alle Infrastrutture e ai Trasporti (MIT): «Sono totalmente infondate le preoccupazioni dell’ANAC a proposito del Ponte sullo Stretto, come lo erano quelle sul Nuovo Codice degli Appalti».
«Non solo – aggiunge – perché verrà nominato un responsabile della prevenzione della corruzione e per la trasparenza, ma anche perché le garanzie a tutela della legalità e del corretto utilizzo dei fondi pubblici sono salvaguardate dalle norme generali del nostro ordinamento nonché dal Codice degli Appalti. Codice degli Appalti che prevede precise responsabilità e sanzioni».
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