Il Cug dell’Università di Messina e il Dipartimento di Scienze Giuridiche e Storia delle istituzioni aderiscono all’invito di Maria Andaloro, che ha chiesto di diffondere «in ogni luogo dove lei avrebbe potuto andare e dove non potrà mai più esserci», la locandina di “Posto Occupato” dedicata a Omayma Benghaloum.
Quella locandina occuperà un posto nell’Aula Magna del DiSGeSI, a fianco dell’altra locandina che occupa già un posto per tutte le vittime di violenza. La scelta di quell’aula non è causuale: lì si è svolta lo scorso anno la prima edizione del ciclo di seminari contro la violenza di genere organizzati dal DiSGeSI insieme al CUG e grazie al contributo della Consigliera provinciale di Parità. Un gesto simbolico per non far inghiottire dalla quotidianità il ricordo della giovane mediatrice culturale tunisina, impegnata, quale collaboratrice dell’Ufficio immigrazione della Questura, nell’accoglienza ai migranti sbarcati nella nostra città e uccisa il 4 settembre scorso, a colpi di bastone, dalla furia omicida di un marito che ha così soddisfatto il suo desiderio di dominio su di lei.
Mentre sabato 12, dalle 19, si terrà la fiaccolata di solidarietà per ricordare l’interprete tunisina Omayma Benghaloum, uccisa dal marito a Messina domenica 6. La fiaccolata, cui parteciperanno tra gli altri il sindaco, Renato Accorinti, e l’assessore alle Pari Opportunità, Patrizia Panarello, si muoverà da Piazza Antonello per raggiungere Piazza Unione Europea dopo avere percorso corso Cavour e le vie Tommaso Cannizzaro, Cesare Battisti e Garibaldi. Omayma Benghaloum, per la quale l’assessore Panarello ha proposto nei giorni scorsi l’intitolazione di una strada della città di Messina, era una donna che pensava al futuro dei suoi quattro figli. Seduta ad una scrivania, aiutava le persone e col suo sorriso elencava i documenti occorrenti per risolvere le pratiche e fungeva da tramite per risolvere le questioni anche le più complicate. Molto attiva anche durante gli sbarchi dei migranti col suo sapere e le grandi doti di ascolto e dialogo. Ancora più sensibile nel momento in cui nei minori migranti vedeva piccoli bimbi come la sua Nesri. Era una persona straordinaria, vivace, dinamica, propositiva, che amava il dialogo e il confronto anche su certi argomenti tabù come la religione.
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