C’è Giovanni, 23 anni e una famiglia numerosa, che è stato licenziato dal panificio in cui lavorava. E poi Gabriele, 55 anni e una famiglia a carico anche lui, titolare di un negozio di abbigliamento che ha resistito alla crisi fino a ottobre ma alla fine ha dovuto chiudere.
Sono alcune delle persone che quest’anno riceveranno il pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio che non si svolgerà nella Chiesa di San Francesco, come da tradizione, ma verrà portato dai volontari nelle case di chi ha più bisogno. La pandemia anche a Messina ha cambiato il volto della città, lasciando indietro persone che fino a qualche mese fa avevano una quotidianità fatta di lavoro e dignità come tutti desiderano. Quella dignità che scompare in chi prova vergogna nel presentarsi a una mensa per poveri con vestiti che raccontano una vita che sembra ormai lontana.
«Sarà un Natale itinerante, nei giorni di festa porteremo il pranzo e qualche regalo a coloro che solitamente ci raggiungono: famiglie, persone che vivono per strada, anziani, per non lasciare nessuno solo», ci spiega Andrea Nucita, Responsabile della comunità di S. Egidio di Messina.
Circa 1000 pacchi spesa verranno consegnati nel mese di dicembre per raggiungere 3500 persone, la fine dell’anno è un momento particolare in cui si cerca di supportare il maggior numero di famiglie.
«A partire dal lockdown di aprile c’è stato un aumento delle persone che sono rivolte a noi e la curva non si è più fermata – continua a spiegarci Andrea. Sono in tanti che da un giorno all’altro hanno perso il lavoro. Ambulanti, persone con lavori non stabili, persone che lavoravano in altre famiglie che si sono trovate senza nulla. In estate abbiamo visto una flessione dei numeri, la situazione si era normalizzata. Da ottobre, invece, le criticità sono aumentate nuovamente».
La solitudine, la scarsità di relazioni sociali e punti di riferimento stabili sembra essere l’elemento caratterizzante degli ultimi mesi e anche di queste festività. Uno dei fenomeni nuovi portati dalla pandemia è stato quello delle persone sole, che durante i primi giorni di lockdown sono rimasti senza mangiare anche per giorni per la paura di uscire per fare la spesa e la lentezza delle consegne a domicilio.
E saranno proprio le persone più sole quelle privilegiate quest’anno. Come ci spiegano i volontari della comunità, ci sono ad esempio anche tanti uomini soli ed anziani che già normalmente non cucinano, quindi l’idea è star loro accanto, cercando di non lasciar solo nessuno.
In totale il giorno di Natale, tra i senza dimora e le persone sole a casa, verranno raggiunte circa 250 persone.
«Negli ultimi anni è capitato spesso di vedere persone in bilico, che da una situazione agiata si sono ritrovate a non avere nulla», conclude Andrea. Come Giovanni, che aveva sempre lavorato e non era mai stato destinatario di sussidi sociali.
Un fenomeno accentuato dalla pandemia covid e da tutte le conseguenze socio economiche che ha generato in un tessuto sociale già provato.
*I nomi dei protagonisti delle storie raccontate sono nomi di fantasia.
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