Domani, giovedì 10 febbraio, si celebrerà in tutta Italia il Giorno del Ricordo, la commemorazione delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata avvenuto durante la Seconda guerra mondiale. Diverse le iniziative organizzate dal “Comitato X Febbraio” nella città di Messina, con un intenso programma di eventi e cerimonie solenni.
Si inizia con gli incontri e i dibattiti tra le classi quinte del liceo “Seguenza”, dove l’esule istriana Maria Cacciola – presidente dell’Associazione Nazionale tra i Congiunti dei Deportati italiani uccisi o scomparsi in Jugoslavia –racconterà la sua testimonianza.
A seguire, alle ore 10:00, in Piazza Martiri delle Foibe ed Esuli di Istria, Fiume e Dalmazia, la prima solennità civile, con la deposizione di una corona d’alloro davanti alla “Stele Votiva Crocifera”. Saranno presenti alcuni esuli superstiti e i membri di Fratelli d’Italia e Gioventù Nazionale Messina.
Alle 19:00, infine, da Piazza Castronovo partirà una fiaccolata commemorativa che si fermerà sempre a Piazza Martiri delle Foibe ed Esuli di Istria, Fiume e Dalmazia.
Foibe e Giorno del Ricordo: la storia
Il Giorno del Ricordo è stato istituito nel 2004 dal parlamento italiano. La data del 10 febbraio è simbolica: si richiama al 10 febbraio 1947, il giorno della firma dei trattati di pace successivi al secondo conflitto mondiale. I massacri delle foibe furono degli eccidi perpetrati tra il 1943 e il 1945 dai partigiani jugoslavi agli ordini del maresciallo Tito nei territori storicamente contesi dall’Italia e dalle popolazioni slave, dunque la Venezia-Giulia (Trieste, Gorizia, Istria e Dalmazia).
Non esistono cifre esatte sul numero dei morti, ma secondo le stime più attendibili sarebbero state uccise migliaia di persone tra cittadini italiani accusati dai partigiani di essere legati al sistema di potere fascista, collaborazionisti e semplici oppositori del comunismo titino. Il termine “foiba” deriva dal nome delle depressioni carsiche a forma di imbuto tipiche del Carso e dell’Istria, appunto foibe. I partigiani dell’Esercito popolare di Liberazione della Jugoslavia le usavano come fosse comuni dove gettare i corpi delle vittime.
(188)