Lo sapevate che nel 1911 un immigrato italiano di nome Vincenzo Perruggia rubò la Monna Lisa dal Louvre? No? Be’ il fumettista messinese Lelio Bonaccorso e il giornalista Marco Rizzo sì e hanno trasformato la sua storia in un fumetto, dal titolo “Per amore di Monna Lisa, il più grande furto del XX secolo”, che uscirà il 21 ottobre per Feltrinelli Comics. Ve lo raccontiamo insieme a Lelio Bonaccorso.
Un uomo ruba un’opera d’arte per restituirla al suo Paese d’origine; sembra una favola romantica, ma non lo è. E non lo è per due motivi: intanto perché è una storia vera, e poi perché dietro c’è qualcosa di più complesso, una denuncia sociale che parte dagli inizi del ‘900 e ha echi che arrivano fin qui, fino al 2022, quando due autori di fumetti si rendono conto che c’è una storia più profonda da raccontare, che può dirci tanto ancora oggi.
Ironico, a tratti grottesco, con un protagonista che somiglia a Charlie Chaplin, tinte seppia da vecchio film, tratti da cartoon anni ’50 della Warner Bros e tante sfaccettature nascoste. Così ci appare “Per amore di Monna Lisa”, il nuovo fumetto (o graphic novel, direbbe Will Eisner) dell’illustratore messinese Lelio Bonaccorso e del giornalista siciliano Marco Rizzo, che mettono da parte la cronaca per parlare di un fatto storico.
Lelio Bonaccorso ci racconta “Per amore di Monna Lisa”
Di cosa parla “Per amore di Monna Lisa”? È la storia di Vincenzo Perruggia, immigrato italiano in Francia che agli inizi del ‘900 ha commesso «il più grande furto del XX secolo», sottraendo la Gioconda dal Louvre. Perché lo ha fatto? Era convinto che Napoleone avesse rubato l’opera di Leonardo Da Vinci all’Italia e la voleva restituire al suo Paese d’origine.
L’opera di Bonaccorso e Rizzo si muove quindi tra fiction e non-fiction, mischiando la narrativa all’inchiesta giornalistica, immaginando Peruggia vedesse nel ritratto della Monna Lisa la donna amata, la vicina di casa Elisa. «È un fumetto diverso rispetto ai classici reportage giornalistici cui abbiamo lavorato io e Marco – ci spiega Lelio. C’è certamente una parte di inchiesta, perché, soprattutto Marco, abbiamo consultato vecchi documenti e verbali del Commissariato. Però in generale è una storia di fiction, è un po’ una tragicommedia, che ha del grottesco sia come toni che nel tratto grafico. Ho scelto di utilizzare tratti che ricordano i cartoni della Warner Bros degli anni ‘50/’60 o le ultime cose della Pixar. Ci ho messo dentro un altro tipo di approccio che avevo già adottato con “Caravaggio e la ragazza” e con “Vento di Libertà”».
Un approccio diverso, quindi, per una storia particolare, che può offrire più spunti e chiavi di lettura. Per comprendere meglio il gesto compiuto da Perruggia, infatti, Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo hanno scavato a fondo, studiato la sua storia, le condizioni in cui viveva lui e in cui vivevano tanti altri immigrati, italiani e non, nella Francia del 1911: «È un gesto che nasce dall’ignoranza, la Monna Lisa non è stata realmente rubata da Napoleone e sottratta all’Italia, ma lui a suo modo voleva riparare questo “torto”. È stato un gesto populista che ha dato il via a reazioni anche di consenso, la stessa sentenza di condanna fu piuttosto lieve». In fondo, ci ricorda, si tratta degli inizio del ‘900, alle soglie della I guerra mondiale, c’era un sentimento nazionalista piuttosto sviluppato e l’evento in sé venne usato anche con fini di questo tipo
È un gesto, ci spiega Lelio, che però può essere letto anche come un tentativo di rivalsa: «Ai tempi gli immigrati in Francia, non solo quelli italiani, vivevano in dei ghetti, delle vere e proprie baraccopoli. Le condizioni di vita erano devastanti. Sicuramente c’era anche un tentativo di rivalsa verso questi soprusi. Se oggi vai a San Ferdinando e vedi le tendopoli è la stessa cosa».
Il racconto che Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo hanno appena consegnato al loro pubblico di lettori ha quindi, come tutti i loro lavori, un’implicazione sociale. «Ci indigniamo di come venivano trattati gli italiani lì, ma non di come i migranti vengono trattati qui – evidenzia Lelio –, solo che il torto che tu subisci vale il doppio di quello degli altri, come diceva De Andrè. Sicuramente è questa uno dei messaggi che vogliamo che passino». Per quanto apparentemente lontano come stile e come genere da “Salvezza” e da “A Casa nostra… cronache da Riace” , “Per amore di Monna Lisa” ne condivide in parte le tematiche.
Un altro tema che, naturalmente, emerge dal nuovo fumetto di Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo è quello del rapporto che abbiamo con l’arte. «Un tempo – ci dice Lelio – l’arte non era legata al turismo come lo è ora. Oggi le opere d’arte creano profitto, sono un attrattore turistico, ma spesso se ne perde di vista il valore intrinseco. Vai al Louvre e vedi centinaia di persone tutte a fare la foto alla Gioconda e il resto non lo guardano, perché magari non ne comprendono il valore».
«Questa è una cosa che fa riflettere – aggiunge. Un po’ come accaduto con la Gioconda, ci rendiamo spesso conto dell’importanza di alcune opere solo quando non ci sono più, quando vengono spostate o danneggiate, e allora protestiamo. Se vogliamo fare un parallelo, basta pensare al Museo di Messina. Abbiamo un grandissimo patrimonio artistico che però potrebbe essere sfruttato meglio dalle istituzioni regionali, valorizzando meglio certi capolavori che possono essere un traino per l’economica. Il valore dell’arte, in ogni caso, è anche quello di far riflettere su una dimensione più profonda».
“Per amore di Monna Lisa, il più grande furto del XX secolo” di Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo, con la collaborazione di Fabio Franchi e Giuliana Rinoldo, entrambi messinesi, che si sono occupati dei colori, esce oggi, venerdì 21 ottobre, in tutte le librerie d’Italia e negli store online.
E i progetti futuri?
Intanto – ma ve lo ricorderete perché ne ha parlato Alessandra Mammoliti proprio qui non molto tempo fa – Lelio Bonaccorso, insieme a Michela De Domenico, Fabio Franchi e Giuliana La Malfa hanno aperto in via Giacomo Venezian, a due passi dall’Università di Messina, l’Officina del Sole, uno studio per i quattro fumettisti, ma anche un luogo di incontro e condivisione di idee. Recentemente hanno collaborato con il Comune per mostrare alla città le bellezze del Cimitero Monumentale, dandogli visibilità attraverso un evento che ha riscosso un certo successo e che sarà solo il primo di tanti in giro per Messina.
Oltre a questo, Lelio Bonaccorso ha tanti progetti in cantiere. Tra questi, un’inchiesta a fumetti su Sigonella, in collaborazione con Antonio Mazzeo per la neonata edizione italiana de “Le Revue Dessinèe”, rivista di giornalismo interamente realizzata a fumetti.
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