Una nave cargo alla deriva, un uomo dal cuore a pezzi, un salvataggio disperato e un mistero da scoprire: questi gli ingredienti di “Mare mosso”, il nuovo libro di Francesco Musolino, giornalista e scrittore messinese, disponibile da ieri, 22 giugno 2022, in tutte le librerie della città. Un romanzo d’avventura, un noir mediterraneo, che racconta il mare e scava in profondità nell’animo umano. In occasione dell’uscita con la E/O edizioni, abbiamo fatto quattro chiacchiere, di fronte a un bicchiere d’acqua ghiacciata e una fetta di crostata, con il suono dello Stretto in sottofondo.
Francesco Musolino, classe ’81, è un giornalista culturale di Messina, collabora con testate diverse nazionali come Il Messaggero, L’Espresso, Specchio e La Repubblica. È docente di scrittura creativa, ha ideato il progetto di promozione della lettura @Stoleggendo. Ha scritto “L’attimo prima”, per Rizzoli, e, in precedenza, “Le incredibili curiosità della Sicilia” per Newton Compton. Tutto questo ce lo dice la quarta di copertina del suo secondo romanzo, “Mare Mosso”. Ciò che la quarta di copertina non ci dice è che è un appassionato lettore, cresciuto divorando libri di Conrad e fumetti su Corto Maltese, che pensa non si scrivano abbastanza racconti di mare, nonostante sia una fucina inesauribile di storie.
Cosa c’è dentro il suo “Mare mosso”, tra le pieghe delle pagine e nella mente del suo protagonista, Achille Vitale, palermitano finito in qualche modo a Cagliari dove lavora per una società che recupera le navi disperse in mare, ce lo racconta Francesco Musolino, di ritorno dal Taobuk, dove lo ha presentato in anteprima a poche ore dall’uscita ufficiale.
Un noir mediterraneo: Francesco Musolino ci racconta “Mare mosso”
La prima domanda è d’obbligo, di cosa parla “Mare mosso” e com’è nato? «Cinque anni fa mi hanno raccontato la storia di una nave cargo finita in balia delle onde di maestrale a largo di Oristano, in Sardegna. Un fatto accaduto negli anni ’80, quando non c’erano i cellulari, non c’era il GPS. I rimorchiatori vengono mandati a recuperarlo, nel cuore della notte, col mare in tempesta, recuperano la nave e la lasciano al porto. Lì si chiude il fatto di cronaca, che ho verificato attraverso una ricerca nell’archivio dell’Unione Sarda». Tutto il resto, il mistero che apre le pagine del libro, il personaggio di Achille Vitale, è frutto della fantasia.
La storia è rimasta in sospeso per cinque anni, di mezzo c’è stato “L’Attimo prima”, il romanzo d’esordio edito con Rizzoli. Un romanzo diverso, meno impegnativo dal punto di vista della scrittura e della ricerca. Poi è arrivato il momento e dopo tanto studio, scaffali su scaffali di libri sul mare, romanzi e saggi, “Mare mosso” è andato in stampa.
Ma chi è Achille Vitale, un uomo la cui vita subisce una sterzata improvvisa e che si ritrova sia letteralmente che metaforicamente in acque agitate? «Volevo raccontare la storia di un uomo che è un leone – ci spiega Musolino –, un uomo che in mare aperto ha un grande coraggio, che prende la macchina e si lancia nella tempesta per salvare lo yacht, il canotto di turno; però in altre cose è uno sconfitto, il cuore ce l’ha a pezzi. Lui non riesce a dominare tutte le sue passioni. Mare Mosso è un romanzo d’avventura, ma è anche un’indagine dell’anima».
Achille ha un grande amore, Brigitta, ma il loro è un rapporto complicato: «Lui – ci dice Francesco – è un uomo del Sud, orgoglioso, volitivo, testardo, tenace, con un obiettivo chiaro in mente; lei è una donna del nord Europa, straordinaria, determinata, bellissima, assolutamente e orgogliosamente libera. Brigitta è come il mare, inafferrabile. Volevo raccontare una donna forte – aggiunge –, capace di sedurre ma non con malizia. Lei gli dice io ti amo, ma non sono tua. Lì si gioca tutta la partita. È lì il contrasto dei due mondi. Lei non è una donna oggetto, è una donna che rivendica la sua libertà. Non è una questione di anni ’70 o 2020. Se una donna la rispetti, la rispetti sempre, sia se è “tua”, ed è tua se vuole lei, sia se non lo è. Lo stesso vale per l’uomo. La gelosia è un sentimento molto pericoloso». Come l’Achille di Omero, anche Achille Vitale ha una debolezza, la sua stessa umanità, ma soprattutto Brigitta.
Un altro grande protagonista del romanzo è il mare, raccontato in tutta la sua complessità, nella sua natura multiforme di compagno che culla e nemico che travolge e annega: «Tra le citazioni che aprono i capitoli del romanzo – commenta Francesco Musolino – ce n’è una di Samuel Beckett che dice Non c’è fine al mare. Da una parte per me il mare è la meraviglia che c’è dietro queste case, c’è sempre, è un mondo altro, alieno, che non puoi dominare e non puoi chiudere. Però è anche una cosa terribile, paurosa, che incute timore. Quel mare che fa commuovere gli innamorati, che ci fa battere il cuore è lo stesso che sommerge i migranti, distrugge le mura, sommerge le città. Lo attraversiamo, lo sorvoliamo, lo solchiamo, ma non lo possiamo possedere».
Sviscerato il romanzo, la domanda sorge spontanea: quali sono i tuoi prossimi progetti? «Mi piacerebbe continuare a raccontare la storia di Achille Vitale – risponde Francesco. Ci sono tante storie, per un secondo volume avrei già in mente qualcosa, ma se ci sarà lo deciderà il pubblico».
Francesco Musolino, da giornalista a scrittore: «Raccontiamo storie per tenere lontana la notte»
Ma come vi abbiamo detto, Francesco Musolino, oltre a essere un avido lettore, collabora con diverse testate nazionali. Com’è avvenuto il passaggio dall’altra parte della barricata, da giornalista a scrittore? «Volevo scrivere un libro ambizioso, in cui non ci fossero i soliti canovacci, e mi sono chiesto: perché nessuno racconta il mare? Uno dei maestri in questo campo è Wilbur Smith, però lui ha scritto solo due libri sul mare. Volevo scrivere un romanzo d’avventura, un noir mediterraneo, che potesse omaggiare Jean-Claude Izzo e Hugo Pratt, sganciandosi da loro però, per raccontare la storia che avevo in mente io, la storia di un uomo che cerca la sua strada. Conoscendo il mercato editoriale – aggiunge – imbarcarsi in un’avventura di questo tipo è una cosa che spaventa, però forse lo spazio c’è. Sono prima di tutto un lettore e sono curioso, ma voglio anche scrivere. Scrivere mi piace tantissimo e in questo tempo di precariato è una grande responsabilità».
A proposito proprio di questa responsabilità, per chi fa cultura, in un modo o nell’altro; quanto è importante e quanto funziona parlare di libri su internet? «Parlare di libri fa sempre bene, in tv, sui social, su tik tok. Mia nipote ha 14 anni, si guarda i tik tok, alcuni pubblicano contenuti di valore e sono onesti, altri no. Ma questo fa parte del gioco, è lo stesso anche per i giornalisti. Ci sono blogger che fanno un lavoro serio, altri no. La chiave è la credibilità, l’autorevolezza. Il giornalismo è in crisi perché una parte dell’autorevolezza si è perduta inseguendo i click, la fretta. Invece bisognerebbe stare più attenti ai lettori. Il lettore poi si stufa. Ma se la tua voce è autorevole, la gente ti seguirà».
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