Il Comune di Messina rischia di perdere fra i 30 e i 76 milioni di euro per una consulenza esterna svolta nel 2007: questa la motivazione dell’esposto presentato presso la Procura dal sindaco Renato Accorinti.
La conferenza stampa, tenutasi oggi a Palazzo Zanca, ha dato modo al sindaco Accorinti e all’assessore allo Sviluppo Economico, Guido Signorino, di illustrare il grave rischio economico al quale è esposto il Comune di Messina a causa di un’attività di consulenza, eseguita durante il 2007, che si è rivelata controproducente.
Con il supporto di Giuseppe Cannizzaro, esperto in materia di contabilità e servizi finanziari, è stato possibile ricostruire la precisa serie di eventi che hanno portato l’Amministrazione al rischio di un’ingente perdita economica, valutata oggi fra i 30 e i 76 milioni di euro.
Tutto inizia nel periodo fra il 2003 e il 2005 quando, come spiegato durante la conferenza stampa, il Comune di Messina ha eseguito una serie di investimenti in derivati (swap) con la Banca Nazionale del Lavoro.
Questo investimento sembrerebbe diventare rischioso per l’Amministrazione di Messina nel 2007 quando «su incarico del Comune – come esposto da Accorinti, Signorino e Cannizzaro – è entrata in scena la Banca Dexia in qualità di consulente. Dexia effettuava una valutazione dei contratti, all’epoca in essere, che definiva molto rischiosi in quanto il Mark to Market (totale pagamenti futuri previsti) risultava pari a -21,6 milioni di euro».
Non solo, quindi, l’investimento veniva dichiarato come non profittevole ma, addirittura, avrebbe potuto portare un danno economico alle casse del Comune di Messina. Sulla base di queste considerazioni la Banca Dexia, secondo la ricostruzione presentata oggi, propose la seguente soluzione: «una radicale rinegoziazione alla quale essa stessa (Dexia Crediop, ndr) avrebbe partecipato per il 55% del nozionale complessivo, come controparte, insieme a BNL».
Il Comune di Messina, fidandosi dei riscontri offerti da questa consulenza, decise di agire tempestivamente e intraprendere la ristrutturazione dell’investimento per evitare gli scenari negativi prospettati. «Si trattava di “motivazioni di copertura” prive di ogni riscontro», hanno dichiarato in sede di conferenza stampa.
«Il Comune, a seguito della ristrutturazione proposta, ha eliminato dalla propria sfera economica il danno teorico e potenziale di questi vecchi contratti, pari a 21,6 milioni di euro, per acquisire un danno certo tra un minimo di circa 30 milioni di euro e un massimo di 76 milioni di euro. La proposta di ristrutturazione, avvalorata da motivazioni di copertura utilizzate sin dal 2003, era priva di qualsiasi fondamento in quanto l’Ente (il Comune di Messina, ndr), non detenendo passività a tasso variabile, non sopportava alcun rischio relativo all’andamento dei tassi di interesse. La definizione di Interest rate swap assegnata ai contratti in questione non è veritiera: uno swap prevede che i flussi siano bilaterali (dal Comune alla banca e viceversa), mentre nel nostro caso il Comune non poteva ricevere nulla, in nessuna condizione di mercato».
Di seguito la situazione dei flussi economici del contratto I.R.S (Interest rate swap) in essere fra Comune di Messina e Banca Dexia:
- flussi corrisposti -€ 4.215.867,24 fino al 30/06/2011;
- flussi dovuti non corrisposti -€ 5.758.154,19 fino al 30/06/2017;
- flussi futuri -€ 6.616.802,27 dal 31/12/2017.
Sommando questi importi è possibile quantificare il danno, derivante dalla consulenza effettuata dal contratto Dexia, in -€ 16.590.823,70.
Per questa vicenda, il Comune di Messina, già nel 2011, aveva presentato un primo esposto per truffa senza, tuttavia, ottenere alcun risultato. «Abbiamo adesso cercato – dichiara l’assessore Guido Signorino – di addivenire ad una soluzione transattiva con Dexia ma non ci siamo riusciti e quindi si è deciso di presentare questo nuovo esposto».
Non resta che attendere e sperare in un celere riscontro dell’esposto appena presentato in Procura dall’Amministrazione Accorinti per risolvere questa vicenda ed evitare ulteriori danni economici.
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