Esenzione dal pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico per le bar e ristoranti di Messina per il 2022, ma non per i chioschi in cui si vendono pesce e frutta: questo quanto emerso dalle recenti interlocuzioni del consigliere Libero Gioveni con gli uffici del Dipartimento Patrimonio. L’esponente di Fratelli d’Italia chiede chiarezza alla Giunta Basile: «Sembra esserci una disparità di trattamento».
Con delibera di Giunta n. 1 del 9 gennaio 2022 l’Amministrazione De Luca aveva previsto l’esenzione dal pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico per le «imprese del pubblico esercizio». Misura che risulta coperta da quanto previsto all’interno del bilancio di previsione 2022 approvato dal Consiglio Comunale lo scorso aprile. Qual è il problema? Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Libero Gioveni segnala che, da quanto appreso dal Dipartimento Patrimonio, il provvedimento riguarderebbe solo bar e ristoranti, ma non fruttivendoli e chioschi per la vendita del pesce.
«Occorre che l’Amministrazione faccia assoluta chiarezza – scrive Libero Gioveni in una nota – fra le imprese che avranno diritto all’esenzione del pagamento per l’occupazione del suolo pubblico anche per l’anno 2022, perché sembra esserci una disparità di trattamento fra alcune categorie in riferimento alla delibera di Giunta n. 1 del 9 gennaio 2022».
Per capire meglio la questione, il consigliere Libero Gioveni ha parlato direttamente con gli uffici del Dipartimento Patrimonio: «Mentre bar e ristoranti – segnala – per esempio continuano a beneficiare dell’esenzione, altri come chioschi per la vendita di pesce e frutta oppure edicole (che certamente non si possono non annoverare fra le “imprese del pubblico esercizio”) a quanto pare, da mie prime interlocuzioni avute con gli uffici del Dipartimento Patrimonio, dovranno non soltanto versare i canoni per l’anno corrente, ma anche quelli del periodo precedente in cui, proprio per l’emergenza Covid, l’ex Amministrazione con il Consiglio Comunale avevano varato misure simili».
«Auspico – conclude Gioveni – che il sindaco Basile non soltanto chiarisca la vicenda tendenzialmente discriminatoria, ma disponga, alla luce anche del periodo di crisi, la piena esecuzione del provvedimento di esenzione del canone per tutte le imprese del pubblico esercizio che persino Wikipedia definisce come “locale in cui si svolga un’attività di impresa avente come oggetto la prestazione di servizi al pubblico».
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