Il recente ulteriore episodio, che vede tragicamente coinvolto un operatore del settore della ristorazione, dovrebbe indurre il sistema città ed il sistema paese ad affrontare nel merito le cause di questo malessere che induce a gesti così estremi.
Purtroppo al di là di frasi dettate dalle circostanze o dalla pietà umana, non si registrano segnali idonei per l’inizio di un dibattito capace di porre al centro dell’attenzione percorsi virtuosi e capaci di dare le risposte più opportune alle aziende ed ai loro amministratori, che si dibattono tra regole stringenti, consumi in decrescita ed un credito diventato una sorta di chimera.
Siamo di fronte al cane che si morde la coda, le vendite diminuiscono, i fondamentali aziendali peggiorano ed il rating bancario assurge a funzioni improprie, nel senso che diventa discriminante a prescindere dalla bontà dell’iniziativa e dalla sua capacità di attrarre clientela.
Si dirà che da sempre l’offerta di credito ha favorito coloro che ne avevano meno bisogno, mentre tale possibilità di accesso a costi contenuti, è sempre stata meno facile per coloro che con motivazioni diverse facevano istanza per un finanziamento.
Questo in estrema sintesi la situazione in generale, cui vanno collegate le specifiche posizioni di ciascuna azienda ed i luoghi in cui esse operano; nel senso che nel territorio di riferimento potranno esserci rating diversi rispetto ad altre zone geografiche, ed all’interno di esse troveremo valori diseguali anche tra aziende dello stesso settore.
Qualunque analisi che non parta da questi riferimenti, per l’individuazione di un percorso virtuoso, rischia di essere l’ennesima esercitazione verbale fine a se stessa, che utilizzerebbe come paravento le regole di Basilea 2 con quanto ad esse connesso.
Se il termine “mercato”, che in questi ultimi anni è stato utilizzato anche a sproposito, continua ad essere il feticcio che è per nascondere l’assenza di una politica economica, sarà ben difficile specie in periodi di consumi in vistosa flessione, che episodi similari con tutti i distinguo possibili non abbiano a ripetersi.
Per quanto riguarda Messina, da tempo ci si interroga sui motivi che la stanno facendo regredire in termini sociali ed economici, ma nessuna delle ultime amministrazioni comunali ha affrontato in termini coerenti le cause di siffatta sclerotizzazione; né analisi significative sono state portate avanti da Enti quali l’Amministrazione provinciale o l’Autorità portuale.
Ogni “entità” ha guardato all’interno del suo orticello, in modo referenziale e cercando di tutelare particolari posizioni senza alcun confronto con il mondo esterno, gli esempi in tal senso si sprecano, ma su due in particolare vale la pena soffermarsi.
Ci si riferisce all’annoso tema degli approdi – rada di San Francesco e Tremestieri – ed all’altro argomento sul quale in molti dissertano esponendo tesi suggestive ma non aderenti alla realtà – il turismo crocieristico – su entrambi i temi, le rappresentanze d’impresa delle componenti socio economiche più rilevanti del territorio peloritano: commercio, accoglienza, ristorazione e servizi, non sono mai coinvolte e non fanno parte dei “comitati ristretti” in cui vengono decise le sorti della città.
Nel contempo, alle aziende cittadine in particolare, vengono rivolti appelli ai limiti dell’imposizione, quando esse non soddisfano le aspettative di coloro che comunque traggono vantaggi dalle soste delle navi in porto, ovverosia non aprono gli esercizi nei giorni e/o durante le ore in cui si registrano gli approdi dei giganti del mare.
Parimenti questa quota più che consistente del tessuto economico, subisce senza possibilità di intervento, l’attraversamento della città da parte dei “bisonti” che collegano la Sicilia al resto del paese; fatto questo che incide sulla qualità della vita dei messinesi, talvolta anche in modo traumatico con una scia di morti e di danneggiamenti a cui si rischia di fare l’abitudine.
E’ questo lo scenario in cui si deve registrare l’ultimo estremo gesto, se nei prossimi giorni ci si limiterà a vagliare solo gli aspetti umani del singolo episodio, nel tentativo di scaricarsi ognuno per la sua parte le responsabilità che gli competono, vorrà dire che la città ancora una volta ha nascosto la “polvere” sotto il tappeto !
Aurelio Giordano
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