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Considerazioni su Messina di uno stanco messinese

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Un lettore ci scrive: “Quest’estate mi sono ripromesso di vedere le cose buone di Messina, o perlomeno essere positivo verso questa città che prima mi ha mandato via (mancanza atavica di lavoro) e poi non mi ha voluto più indietro, costringendomi a far da pendolare verso la provincia.

Non è un elenco di lamentele perché ho sempre pensato di reagire verso le avversità, ma sono stanco e amaramente deluso da una città dove regna la più totale anarchia nella migliore delle ipotesi oppure ancora peggio dell’ipocrisia che tutto vada bene purché a tavola ci sia un po’ di focaccia tradizionale e la birra (e non ha importanza quale delle due sia fredda o calda).

Messina ah Messina, non faccio alcun paragone con il più recente passato (Fiera, Teatro, Rassegna cinematografica etc etc) perché risulta stucchevole e già detto e ridetto e non ne cerco i motivi di tale declino non importa più a nessuno se mai fosse importato ai messinesi e alla sua classe politica (ricordo sommessamente che negli ultimi vent’anni siamo stati governati da una classe politica di loschi ed inqualificabili individui che nella migliore delle ipotesi sembra che abbiano rubano i soldi alla regione pur non avendone bisogno effettivo).

Con queste premesse ho cercato di vedere Messina dal lato migliore ed assicuro è stato uno sforzo immane. Cominciavo la mattina andando al mare in diverse  spiagge “libere” non dalla sporcizia (per lo più bottiglie ed avanzi dei bagordi serali precedenti) e nemmeno da squallidi individui più o meno tatuati e palestrati con donnine dal costume sempre meno visibile (onestamente ho goduto della visione di una bella ragazza in perizoma notando anche gli sguardi assatanati di ragazzotti in piena tempesta ormonale e gli sguardi torvi delle ragazze un po’ meno dotate diciamo di prestanza e bellezza fisica); tutto ciò e non faccio una questione di cultura ne di morale ma solo penso che spiagge pulite siano solo una questione di civiltà umana oltre che di sicurezza igienico sanitaria, passi per il perizoma o il tatuaggio fatto bene in spiaggia sapendo vivere si può accettare anche ciò, ma in una continuazione di barattoli di bibite bottiglie di vetro e plastica e campionatura di sporcizia varia vedere dei corpi più o meno nudi a pigliare il sole sembra di essere in un immenso barbecue e verrebbe voglia di andare a controllare se la carne sia cotta o meno. Un po’ meglio sono i lidi balneari da quelli più o meno storici del Tirreno a quelli più recenti della litoranea dove ho visto un attimo di organizzazione e di pulizia certo non siamo nella riviera romagnola ne a Viareggio ma in compenso ci consoliamo con il mare “pulito” dello stretto insolitamente caldo quest’anno.

A conclusione delle considerazioni sul mare messinese e le sue spiagge non mi sento di fare un bilancio positivo considerando anche come ci si arriva alle spiagge con una strada la consolare piena di buche e della Via Crucis (che Gesù mi perdoni) fatte con le fermate dai fruttivendoli, fontane varie, incroci più o meno pericolosi, farmacie ed auto ferme in doppia fila a ridosso dei bar e tanto altro ancora che fanno si che per fare una decina di kilometri ci voglia circa un’ora ad andare ed un’ora a tornare con delle sudate tali che se si strizza le magliette viene giù tanta acqua che si possa riempire un altro lago di Garda. Tutto ciò mi ha fatto già perdere la voglia di rimanere a Messina se non fosse per gli affetti familiari.

Altro discorso trascorrere la mattina sui colli, e vero che c’è meno caldo le oasi di verde (sempre più spelacchiato o peggio bruciato) resistono grazie alla Forestale ma spesso i cosiddetti turisti (messinesi che vivono a lavorano fuori) preferiscono il mare dello stretto malgrado le magagne sopradette. Personalmente sui colli sono salito più di una volta con amici e complice la frescura di Pizzo Chiarino o di Musolino si sono passate delle ore in tranquillità senza il caldo assurdo patito quest’anno in città o al mare ma è una Messina sconosciuta ai più e questo è un fattore positivo.
Il pomeriggio invece ho visto una città assolutamente abbandonata ai pisolini o peggio ancora  al dolce far niente tipico messinese. La sera, fino a notte fonda, invece la movida ha prodotto solo lunghe file nella litoranea per degustare qualche gelato nella migliore delle ipotesi assistendo inermi a fatti di cronaca allarmanti (la morte della ragazza accanto alla Caronte, oppure la bravata con tanto di fucile a pallettone in un lido a Torre Faro). Fatto salvo il Giardino Corallo con qualche spettacolo o qualcosa di simile in giro per la città non  è che ci stato tanto da scialare, per certi versi meglio la provincia. I concerti di Vasco Rossi e di Jovanotti sono stati forse gli unici eventi eclatanti di un’estate piatta ed insignificante, ma per il resto dell’estate poco più di niente e qualcuno ancora blatera sul turismo a Messina mah.

In tutto questo discorso un’ultima considerazione sulla Vara e il ferragosto messinese, affermo un concetto semplice e me ne assumo tutta la responsabilità di ciò che dico. E’ stata un’edizione da dimenticare fosse solo per due episodi  che mi hanno lasciato alquanto perplesso.  Quest’anno ho deciso per una questione del tutto personale di seguire tutta la processione dall’inizio alla fine. A Piazza Castronovo mi fermo sulla stradina che sale sulla Circonvallazione esattamente accanto al presidio mobile dei Vigili del Fuoco da dove assisto alla partenza dopo i botti, dopo di che in piena sicurezza comincio a seguire la Vara, tirata dopo tirata  riesco ad arrivare nella corsia lato monte di Via Garibaldi esattamente accanto alla Vara più o meno alla chiesa di San Giuliano. La prima cosa che noto è la quantità di gente che segue la processione, vedo che come me vi è parecchia folla che sta seguendo la Vara e decido allora di accelerare il passo e riesco ad arrivare in cima alle corde. Arrivato al palazzo del Catasto mi accorgo di un po’ di trambusto insolito in lontananza e dal passaparola intuisco che hanno fatto dei gavettoni al Comandante VVUU Ferlisi, la cosa al momento mi fa sorridere ma poi ripensandoci bene e letti gli articoli di cronaca rimango basito dal gesto dei tiratori e della reazione dello stesso Ferlisi, e non ho fatto ne faccio commenti a tale episodio increscioso; Entrato in via I° settembre incontro un paio di amici che come me hanno seguito tutta la processione ed assistiamo alle prime manovre per la girata, ci accorgiamo che non è fluida come negli anni passati si fa tutto con molta fatica ed approssimazione ma è solo forse un’impressione. Qui avviene il secondo episodio che lascia perplesso non solo me, ma anche i miei amici,  sentire l’arcivescovo impartire la benedizione dal Palazzo Arcivescovile e non da Piazza Duomo.

Tutto ciò che ho detto oltre altri piccoli avvenimenti quotidiani hanno fatto si che sento Messina abbandonata, facile preda del degrado materiale e morale, una città allo sbando dove l’illegalità fa tutto il danno possibile ed inimmaginabile, insomma una città che non vorrebbero nemmeno nel terzo mondo.

Non si dovrebbe più aspettare il cosiddetto Salvatore di Messina, ma dovremmo cominciare a fare piccoli gesti significativi noi stessi per noi stessi e non perché vengono gli idealisti di turno a dirci cos’è buono o no.

Un desiderio ho sempre nel cuore avere una città migliore di quella che ho ereditato quando sono venuto al mondo, e mi sa tanto che rimarrà un desiderio che non avverrà, anche se un po’ per colpa mia”.

Antonio Scanu

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