Il Policlinico di Messina è stato premiato nel corso dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons di New Orleans, il più prestigioso simposio di chirurgia ortopedica a livello mondiale.
A prendere parte al congresso, che ha accolto 30 mila chirurghi provenienti da diverse parti del mondo, è stato il professor Francesco Traina, Dirigente dell’Unità operativa di Ortopedia del Policlinico universitario “G. Martino”.
Quattro i lavori della Clinica ortopedica di Messina ammessi a seguito della meticolosa selezione effettuata attraverso un processo di peer review, vale a dire di “valutazione tra pari”. Due di questi, realizzati in collaborazione con la Clinica I dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, diretta dal professor Faldini, sono stati premiati in qualità di lavori migliori del congresso.
Si tratta, in particolare, di lavori riguardanti la rigenerazione della cartilagine con cellule staminali e il trattamento della scoliosi in età pediatrica.
Tale riconoscimento, di rilevanza internazionale, non può che donare lustro all’Ateneo di Messina, alla Clinica ortopedica ortopedica peloritana e, ovviamente, ai membri dell’equipe che ha presentato i lavori.
(6647)
È un peccato che eccellenze debbano lavorare in un contesto quale quello del policlinico dove vi sono carenze strutturali ed organizzative (denunciate anche dai sindacati in questi giorni) e dove mi è capitato personalmente di assistere e sentire di episodi che non dovrebbero mai accadere in un Paese civile. Ne cito solo alcuni: paziente trasferito di reparto e pasti consegnati nella vecchia stanza; infermiere che non avendo verificato o perché non annotato stava somministrando una seconda volta un farmaco ad un paziente; infortunato recato al pronto soccorso di sabato per ferita ad un occhio viene invitato a recarsi a papardo perché “i festivi ed i fine settimana il pronto soccorso oculistico non c’é” ed al papardo invece riferiscono che al policlinico avrebbero dovuto chiamare il medico reperibile…
Invito tutti i lettori a scrivere di fatti di cui cono venuti a conoscenza perché è bene che si parli anche delle “non eccellenze”.