Messina sta invecchiando: la sua popolazione diminuisce mentre l’età media degli abitanti si alza. Le aziende colano a picco e si continuano a perdere migliaia di posti di lavoro. Un contesto che certamente non incoraggia a restare e porta, soprattutto i giovani, ad attraversare lo Stretto per cercare stimoli culturali, opportunità di studio e di lavoro.
A testimoniarlo sono i dati sulla popolazione e sul lavoro e le tante storie raccontate giornalmente dai messinesi che, più o meno volentieri, hanno lasciato la città per tornarvi solo durante le feste, rivedere i vecchi amici, i parenti e il mare.
Come Fabrizio Creazzo, 25enne nato e cresciuto a Messina, laureatosi alla Sorbona, costretto a lasciare la città natale per potersi costruire un futuro. La sua storia, oggi raccontata sul Fatto Quotidiano, è uguale a quella di molti altri ragazzi: nonostante la laurea con il massimo dei voti e gli studi compiuti nella quarta università d’Europa, insegnava fisica in un liceo privato per uno stipendio che non gli permetteva di avere una propria indipendenza economica. Adesso lavora al suo progetto di dottorato finalizzato all’invenzione di un carburante ecologico, all’Université Paris-Saclay e Ecole Polytechnique.
Una storia come tante
Studiare, laurearsi, studiare ancora, avere idee innovative e voglia di fare, in Sicilia o, in generale, in Italia, non sempre è sinonimo di successo. Ma l’ostinazione, spesso, premia gli audaci più della fortuna e così, dopo aver mandato curricula su curricula e presentato il suo progetto di ricerca a diversi istituti sparsi in giro per il mondo, Fabrizio è riuscito a trovare un finanziamento privato grazie al quale è potuto tornare a Parigi, dove aveva concluso la sua tesi di laurea magistrale grazie al progetto Erasmus, per mettere a frutto le sue idee all’interno di un dottorato di ricerca.
In Italia le cose erano e sono diverse, spiega Fabrizio nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, spesso clientelismo e raccomandazioni hanno la meglio sulla meritocrazia, e il clima, soprattutto al Sud, è scoraggiante. Non si è spronati neanche a tentare, perché le speranze di riuscita, se non si è “figli di qualcuno” sono basse e si tende a rinunciare prima ancora di aver provato, a cercare altre vie o ad abbandonare il campo.
Un racconto, questo, di un ragazzo che non si è lasciato schiacciare dalla certezza del fallimento – perché a Messina viene posta come certezza – ma che ha perseverato con ostinazione, puntando in alto, certo dei propri obiettivi e delle proprie capacità arrivando esattamente dove voleva, senza accontentarsi di quello che gli offriva il panorama, pur bellissimo, dello Stretto.
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Una bella storia, caparbietà, dignità, amore per se stessi e rispetto per i sacrifici suoi e della sua famiglia. Dall’altra parte uno Stato, una politica in generale assente, senza dignità e senza capacità. Questo paese merita di sprofondare, guardate chi é stato eletto alle regionali, quali competenze hanno quei voltagabbana lacché e poltronisti. Questo siamo. Un affettuoso augurio da un messinese che vive a Milano, stupiscici Fabrizio, che tu possa essere un esempio per tanti giovani.