Il movimento “Studenti Indipendenti Link Messina” si interroga sull’effettivo miglioramento a cui l’Ateneo messinese è andato incontro nell’ultimo anno e annuncia il lancio di una nuova campagna per “costruire dal basso un’Università nuova e diversa, con un sistema di distribuzione dei fondi che tenga conto delle difficoltà e delle differenze degli e tra gli atenei, aumentando i finanziamenti e gli investimenti”. Pubblichiamo integralmente la nota del Movimento:
Recentemente l’Università di Messina è stata protagonista di grandi annunci che vorrebbero attestare un notevole miglioramento dell’Ateneo. Nel dicembre scorso, il Rettore Pietro Navarra ha dichiarato, per esempio, che Messina è la seconda Università del meridione, vantando i progressi raggiunti, secondo alcune classifiche.
Noi, membri di Studenti Indipendenti Link Messina, riteniamo sia necessario un approfondimento che né gli organi di stampa, né la rappresentanza universitaria, hanno affrontato con sufficiente chiarezza.
La Valutazione della Qualità della Ricerca assegna la parte premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario, la quale negli ultimi anni è cresciuta sempre di più fino ad acquisire un’importanza piuttosto consistente.
Come spiega bene il network di Roars in realtà, la riduzione dello svantaggio è un’illusione ottica creata dall’uso di una scala dei voti meno ampia. Come se a scuola un professore, che prima dava voti nell’intervallo 0-10, improvvisamente decidesse di non dare mai meno di 4 e più di 8: cioè, prendendo i dati della precedente VQR si scopre che essi non sono cambiati bensì è cambiata la scala di valori che ha perciò portato a ripartire i fondi in maniera completamente diversa.
Inoltre, anche se l’UniMe guadagna un +37% del fondo premiale in realtà si posiziona tra le ultime nella classifica generale e perde l’1,13% delle risorse, questo perché la parte del Fondo Ordinario di base che preme di più per l’assegnazione dei fondi (da solo il 28%) è il numero degli studenti, al contrario del dato sul reclutamento che incide pochissimo sul Fondo premiale e di cui invece si gloria adesso la nostra università (senza però aver ancora pubblicato l’analisi dei dati che segue la logica di illusione che prima abbiamo spiegato).
Sempre Roars ci rivela che la classifica personalizzata del Sole24Ore, denominata da loro “slot machine”, ogni volta che la interroghi, pur adoperando gli stessi parametri, ti dà un risultato diverso.
A tutto questo sommarsi di classifiche inconsistenti e parametri di giudizio molto discutibili, ricordiamo che se in Italia solo uno studente idoneo su 2 accede alla borsa di studio nella nostra Università l’esonero delle tasse per i borsisti non solo non è contemplato ma rientra in un drammatico quadro di aumento annuale delle tasse.
Per questi motivi vogliamo costruire dal basso un’Università nuova e diversa, con un sistema di distribuzione dei fondi che tenga conto delle difficoltà e delle differenze degli e tra gli atenei, aumentando i finanziamenti e gli investimenti; implementando un reale diritto allo studio approvando “All In”, la legge di iniziativa popolare depositata in parlamento corredata da più di 57.000 firme, in cui si prevede l’aumento delle borse, l’estensione dei servizi mensa e alloggi e l’esenzione dalle tasse per gli studenti con Isee inferiore a 28.000; aumentando le assunzioni e riducendo la precarietà del mondo della ricerca.
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