A Messina, una nuova crisi idrica, di uguale portata di quella verificatasi esattamente un anno fa, è dietro l’angolo. E’ stato chiaro, ieri, il presidente dell’Amam, Leonardo Termini, che ha parlato a ruota libera del tanto che ancora c’è di irrisolto nella messa a punto della rete idrica cittadina. “Solo ‘pannicelli caldi’ gli interventi sin qui effettuati – ha detto Termini – e sia chiaro, tutti a spese nostre. Ma non possiamo fare oltre senza il supporto necessario della Protezione Civile, presente nelle emergenze, ma assente nella prevenzione. La stagione è ormai quella delle forti piogge, non escludo che a breve si ripresentino emergenze come quella dell’ottobre 2015”.
E così, con un organismo come quello preposto alla cura e la prevenzione di un territorio disagiato, assente, con un assessorato regionale che si ‘lava le mani’ di una questione vitale per Messina, dobbiamo solo confidare nella clemenza del tempo e nella tenuta del terreno, per non vedere secchi i rubinetti di casa. E stiamo pronti, allora, con secchi e bacinelle, visto che il dipartimento regionale di protezione civile ha comunicato ieri a Messina- che chiedeva una seppur tardiva cura del territorio- che “non è previsto alcun coinvolgimento del dipartimento per fronteggiare l’emergenza idrica in città”. In pratica, formula burocratica per dire “i guai sono vostri e ve li tenete”.
Eppure una soluzione ci sarebbe, per ovviare alla mancata attenzione della protezione civile: puntare sulla seconda scelta di affidarsi alla Sicilacque, società che gestisce l’acquedotto dell’Alcantara, se solo volesse erogarci il prezioso liquido a un prezzo ragionevole e non a 69 centesimi al metro cubo come fatto in piena crisi, lo scorso anno. Va detto che questo è il prezzo fissato dall’Ars, e a questo punto appare lecito chiedersi perchè mai l’assemblea regionale siciliana, e dunque non una società privata, cali una simile mazzata alla città che, tra le nove dell’isola, è certamente la più penalizzata in termini economici e di risorse idriche.
Una tutela mancata che non si registra nel solo prezzo esorbitante dei 69 centesimi ( si consideri che quella di Fiumefreddo è pagata da Messina a 19 centesimi al metro cubo), ma soprattutto nel fatto che dalla Regione non arriva il diktat alla Siciliacque ( società di cui possiede la rete al 25%, mentre il 75% è francese) per il ripristino di una condotta che da ben 7 anni è guasta e pertanto, perchè Messina potesse fruirne, è stato necessario realizzare il bypass, con costi esorbitanti per l’azienda cittadina.
Insomma, il presidente Crocetta, che durante l’emergenza messinese venne in città e si disse pronto a dare ogni sostegno per superare l’impasse, non dovrebbe consentire che la Siciliacque faccia il bello e il cattivo tempo su un bene prezioso come l’acqua. E, secondo convenzione, per 40 anni, la società dovrebbe gestire l’ordinaria e straordinaria manutenzione della rete.
Intanto, paradossalmente, è di ieri la notizia che Siciliacque ha ricevuto, dall’Autorità Garante della concorrenza ed il mercato, il Rating di legalità, con l’attribuzione di tre stellette che rappresentano il punteggio massimo previsto dal Regolamento approvato in raccordo con i ministeri della Giustizia e dell’Interno. Il Rating di legalità è uno strumento nuovo finalizzato alla promozione di comportamenti etici e responsabili nelle aziende, e rappresenta pertanto, per Siciliacque, un prestigioso riconoscimento per il lavoro svolto nel rispetto delle legalità e per l’attenzione riservata alla corretta attività di gestione.
Una condotta guasta da 7 anni, per qualcuno è correttamente gestita.
Patrizia Vita
(1955)