IL sindacato OrSa interviene ancora in merito al sequestro della nave RFI “Logudoro”, in particolare sottolinea: “La vera notizia dentro la notizia del pignoramento della nave traghetto Logudoro è la dichiarazione dell’avvocato dei lavoratori, Maria Grazia Belfiore, che ha denunciato alla stampa di aver trovato la nave senza equipaggio e senza comandante. Quasi incidentalmente, il legale ha certificato e messo a nudo un’assurda realtà che è quella del sistematico “abbandono della nave.
Sulla questione delle navi armate ferme, in più occasioni – persino in sede Prefettizia – era stato chiesto l’intervento del comandante della Capitaneria di Porto di Messina Ams, Nazzareno Laganà, affinché facesse valere la sua Autorità per porre fine a questa illecita gestione. A supporto, inoltre, era stato esibito anche il parere del comandante pro tempore del Porto di Messina , Domenico De Michele, secondo il quale il Codice della Navigazione non consentirebbe alcuna riduzione del personale rispetto alla tabella minima di sicurezza nel caso di navi armate, in quanto seppur ferme sarebbero ugualmente e costantemente esposte ai pericoli e, dunque, la presenza di tutto il personale previsto nel ruolo di appello non può che risultare necessaria. Il Comandante Nazzareno Laganà – si legge ancora nel comunicato – in occasione dell’incontro avuto con le scriventi lo scorso 7 giugno, aveva annunciato una puntuale verifica dei fatti denunciati, ma le notizie giunte oggi all’attenzione dei media evidenziano che la prassi di sguarnire le navi ferme e armate è perpetrata dagli armatori, pubblici e privati.
Vista la solerzia con cui il Comando della Capitaneria di Porto, in nome della sicurezza, ha scatenato l’inedito fenomeno del traghettamento dei treni senza viaggiatori nelle carrozze, ci si aspettava un energico intervento anche per le navi ferme. Una nave con equipaggio dimezzato, o peggio, senza equipaggio e senza comandante – come nel caso della Logudoro – rappresenterebbe un pericolo ben più significativo del remoto caso di incendio sulla nave traghetto Scilla, dove la Capitaneria di Porto segnalò la “Non Conformità” che fece scattare la disposizione di far scendere i viaggiatori dal treno. Per l’unità Scilla infatti, in esercizio dal 1985, nessun esponente delle Autorità Locali e Ministeriali ha mai ravvisato tale imponderabile rischio, in 115 anni di attività nello Stretto non si è mai registrato un caso di emergenza simile (incendio sul ponte binari), quasi a testimoniare che le probabilità siano prossime allo zero. Ben più a rischio, invece, sarebbero le navi ferme, con apparati in funzione, che in caso di malaugurati eventi non avrebbero a bordo il personale necessario per affrontare e superare l’eventuale emergenza.
Alla resa dei conti, le ‘strane’ vicissitudini ‘patite’ da RFI hanno prodotto la seguente situazione: la Nave Logudoro sequestrata, la Nave Scilla utilizzata parzialmente (per via delle “Non Conformità” ratificate dalla Capitaneria di Porto) e la Nave Villa ferma per lavori. Se malauguratamente dovesse avere problemi la nuova Nave Messina, si realizzerebbe la ‘ricercata’ rottura del carico per questioni non dipendenti dalla volontà dell’armatore di Stato e dello stesso Governo che, una volta per tutte, risparmierebbe così le sovvenzioni per la continuità territoriale dei siciliani.”
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