Messina da qualche giorno è alle prese con l’emergenza squali. Sono state molte, infatti, le segnalazioni dei cittadini riguardanti il predatore marino, tra avvistamenti e carcasse di pesci probabilmente azzannate.
Ma è giustificato tutto questo allarmismo? Per scoprirlo abbiamo sentito il parere di Giacomo Zagami, professore di Biologia ed Ecologia dell’Ambiente Marino Costiero all’Università di Messina. “Bisogna subito far presente – ha affermato Zagami – che non si tratta di squali bianchi. Avvistare un top predator da una feluca, o da una qualunque altra imbarcazione, può trarre in inganno circa le dimensioni del pesce”.
L’esperto, fa anche riferimento al ritrovamento dei resti di un delfino avvenuto proprio ieri nella spiaggia di San Saba. “Valutare l’ampiezza dei morsi sulle carcasse – precisa Zagami – è invece più utile per risalire all’identità del predatore. Proprio per questo, alla luce degli ultimi ritrovamenti, posso escludere la presenza di squali bianchi”.
I bagnanti devono comunque prendere degli accorgimenti? “Una volta in mare, bisogna comportarsi mettendo in atto il principio di prevenzione. Gli squali, di qualunque specie e per loro natura, vivono negli alti fondali. Ad esempio, il tratto di costa che va da Ganzirri a Torre Faro è particolarmente profondo, già dopo pochi metri dalla riva. Quindi consiglierei, per chiunque frequenti queste zone di balneazione, di non allontanarsi troppo”.
Il docente universitario ha fatto comunque presente che le nostre acque sono sempre state l’habitat di alcune specie di squali, come Verdesca o il Pesce Palombo, molto più probabilmente riconducibili a quelle avvistate nei giorni scorsi. La presenza costante di questi pesci, in questo periodo, deriverebbe “da normali eventi stagionali, come l’aumento delle temperature delle nostre acque, che raggiunge il picco proprio in prossimità della costa, e che li spingerebbe verso di noi”.
Ma tutta questa paura è giustificata? “Il principio di precauzione – prosegue Zagami – è l’unico atteggiamento che possiamo assumere. Dobbiamo conoscere il nostro territorio e non meravigliarci. Fare attenzione agli alti fondali, quindi. Lo squalo, tranne se affamato, non attacca mai l’uomo, per suo stesso spirito di conservazione. Paradossalmente, se malauguratamente dovessimo averci a che fare, sarebbe molto più utile rimanere fermi. Lo squalo segue il processo predatore-preda ed è attratto da qualunque cosa si muova”.
Zagami, in conclusione, ci rassicura sul pericolo degli squali nello Stretto, affermando che “i bagnanti dovrebbero prestare molta più attenzione alle moto d’acqua e alle piccole imbarcazioni. C’è un utilizzo incontrollato, rispetto cui, mi duole dirlo, la Guardia Costiera dovrebbe fare di più”.
Simone Bertuccio
(949)