Il recente scalo nel porto di Messina dell’ammiraglia di un noto gruppo imprenditoriale ha riacceso, ancora una volta, il dibattito sulla valenza che il turismo croceristico potrebbe avere nell’economia del nostro territorio, che più di altri sta soffrendo, a causa della riduzione dei consumi innescata da una lunga crisi finanziaria che non accenna a diminuire di intensità.
I vari commentatori, trattando il tema quasi sempre in modo retorico, si pongono come detentori di una formula infallibile ed attribuiscono patenti di disattenzione se non proprio di incapacità nei riguardi degli operatori del terziario di mercato che poco o nulla fanno per veicolare verso le loro aziende i tanto decantati flussi di spesa, che i singoli croceristi sarebbero in grado di provocare con i loro esborsi durante le soste nei vari porti toccati dalla nave.
Le cose da fare sarebbero molte e variegate. Visite a luoghi di particolare interesse, mostre e/o musei ed ovviamente la promozione delle prelibatezze enogastronomiche locali e dulcis in fundo lo shopping per le vie cittadine.
Sono queste in estrema sintesi le tipologie possibili delle proposte da porre all’attenzione di coloro che non scelgono le escursioni fuori città, che va ricordato sono scelte a bordo da oltre il 60 % dei viaggiatori, ed è altresì accertato che le spese effettuate da coloro che girovagano senza meta per le principali strade delle città in cui fanno sosta le navi, non sono senza limite ed hanno volumi ben precisi e diversificati a seconda della crociera, dei periodi stagionali e del livello sociale del singolo crocerista.
A ben vedere lo shopping non è certo al primo posto della graduatoria e merita di essere ricordato che tutte le navi ormai hanno al loro interno “shopping mall”, boutiques e corner personalizzati delle più importanti griffes mondiali, a prezzi senza tasse che non possono essere emulati.
Anche per quanto riguarda i prodotti tipici, sarà bene ricordare che nel corso della giornata, a bordo, i passeggeri possono usufruire di una nutrita offerta alimentare già compresa nel prezzo; per cui è piuttosto arduo trovare quote importanti di soggetti che spendano in tale settore.
Quanto sin qui esposto non vuole certo sminuire o annullare l’importanza di questa tipologia di economia che senza dubbio vede come primi beneficiari l’Autorità Portuale e gli Agenti Marittimi con le ricadute nell’indotto, le società di autotrasporto e in generale coloro che forniscono servizi alle società di navigazione, ma che vede relegati agli ultimi posti i commercianti e gli addetti alla ristorazione, quantomeno a Messina.
Ma c’è un aspetto, o meglio due quesiti, che i notisti nostrani non si pongono: Le aziende cittadine e/o le loro rappresentanze d’impresa vengono coinvolte dalle strutture che sovrintendono ai traffici marittimi del porto ? Gli Enti Locali cosa hanno fatto o possono fare per instaurare un circolo virtuoso che possa avere ricadute positive sugli incassi delle aziende del terziario ?
E’ da ritenersi irriguardoso attribuire colpe o incapacità operative a coloro che non sono in grado di incidere sulle dinamiche sociali o sui comportamenti degli enti pubblici, e che, la legge istitutiva dell’Autorità Portuale non ha previsto facciano parte degli organismi dirigenziali.
Aurelio Giordano
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