Sette giorni senza Rosario: non-intervista con Lillo La Rosa, team manager della ASD

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” A ‘ruote ferme’ mi sento di parlare del ‘nostro ragazzo’, un predestinato”.

Comincia così l’incontro informale, non un’intervista, con Lillo La Rosa, team manager della ASD, la squadra ciclistica per cui gareggiava Rosario Costa, il 14enne morto la scorsa domenica in sella alla sua bici, scontrandosi con un autocompattatore di Messinambiente.

Lillo La Rosa lo conosceva bene, lo aveva visto crescere, nella vita e nello sport, in questi anni in cui la passione di un bambino, ereditata dal padre e dal nonno, era divenuta l’anticamera di una professione vera. Non ha fatto in tempo a divenirlo, ‘professionista del pedale’.

“Mi chiedono tutti di un predestinato – prosegue La Rosa – Sì, forse aveva le qualità per continuare a far bene, ma la mission che ci vede impegnati non è quella che molti hanno in mente: non ci interessa avere cloni di Enzo Nibali, anzi, proprio con Enzo abbiamo coniato lo slogan ‘campioni nella vita e campioni nello sport’.
Ecco, riportiamo Rosario nella sua dimensione più ampia. Un ragazzo di 14 anni della nostra comunità. Un campione nella vita, rispettoso di papà Stello e mamma Nancy; un campione che la mattina sistemava il suo lettino e poi buttava il sacchetto della spazzatura. E poi la scuola,la vera attività del nostro ragazzo. Ecco il campione nella vita, che poi scaricava tutta l’energia tipica dei ragazzi sui pedali inseguendo il sogno di emulare le gesta di Enzo.

Enzo? Sconvolto. Commosso in TV, in lacrime al telefono. La dimensione umana del campione, dell’eletto del pedale che adesso ha un motivo in più per vincere questo giro.

Due giorni fa, a cena, Enzo chiedevo a me e Pippo Cipriano, il direttore sportivo della ASD, altri dettagli su ciò che era successo in quella maledetta domenica. Abbiamo rivisto tutto il dolore del padre Enzo, dell’uomo Enzo, negli occhi del campione.

I ciclisti sono dei duri. Li vedi rimbalzare sull’asfalto, li vedi rotolare nei dirupi e poi di nuovo in sella, a mulinare a testa bassa.

Maledetta domenica, maledetta strada grigia e cupa. Come potevi fare rimbalzare il nostro Rosario? Come potevi farlo allontanare da quelle 15 tonnellate di diabolica presenza ?

Lui, il campione nella vita, il campione nello sport adesso, è l’esempio da seguire per i suoi compagni di squadra. E’ lo sprone per tutti noi, per fare bene con i nostri ragazzi con quello che è alla base del nostro metodo: educazione, correttezza, valori, famiglia, scuola. E poi solo alla fine pensiamo all’atleta ed al ciclista.

Pedala, pedala Rosario. Lo dicevo in quella cattedrale dove la città ti ha salutato: sei già nel Paradiso dei ciclisti, accolto dalla nostra protettrice, la Madonna del Ghisallo. Pedala, pedala veloce Rosario, devi tenere testa a Gino e Fausto. Sfida ardita, ma puoi farcela”.

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