Castanea: apre il Museo dell’arte rurale contadina dei Peloritani

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Sarà inaugurato oggi 21 Dicembre alle 16.30 nei locali in Piazza Umberto nel villaggio di Castanea a Messina il “Museo etno antropologico dell’arte rurale contadina dell’area dei Peloritani – I ferri du misteri”. Il museo è stato ampliato rinnovato  rispetto agli anni precedenti e sono stati aggiunti numerosi reperti di grande valore scientifico. Realizzata anche una biblioteca e una sezione dedicata alla fotografia con le opere del maestro Aldo Pintaldi La cerimonia  avrà inizio con la benedizione officiata da monsignor Antonino Isaja, seguiranno poi la presentazione del museo a cura dal presidente e direttore cavaliere dell’ordine al merito della repubblica geometra Domenico Gerbasi. Saranno presenti, tra gli altri, il prefetto di Messina Stefano Trotta, il rettore dell’Università di Messina Pietro Navarra, il commissario straordinario della Provincia Filippo Romano, il sindaco di Messina Renato Accorinti, il comandante della Marina Militare Santo Le Grottaglie l’assessore ai beni culturali di Messina, Tonino Perna. Previsti gli interventi del rettore del Seminario Arcivescovile S.Pio X di Messina monsignor Cesare Di Pietro, del Soprintendente ai Beni Culturali e Ambientali di Messina Rocco Scimone, del direttore della sezione Beni Bibliografici ed Archivistici della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Messina Melina Prestipino, del coordinatore del collegio dei prorettori dell’Università Messina Giovanni Cupaiolo.

Per il progetto c’è stata la collaborazione tecnico scientifica di Giuseppe Gagliano, Mirella Jannuzzi, Gabriella Mento, Fabrizio Quadarella, Felicetta Porrazzo, Maria Rabe, Giuseppe Sampino, Rosa Siciliano, Rina Stracuzzi, del dirigente sezione Beni Etno antropologici Anna Maria Picone, del funzionario esperto catalogatore Osvaldo Prestipino Giarritta, dell’istruttore Direttivo Catalogatore Antonella Intersimone.  “La struttura originaria dove ora si trova il museo – spiega Domenico Gerbasi – risale presumibilmente al 1600 ed è stata danneggiata più volte da eventi sismici e dalla guerra mondiale, oggi dispone solo del piano terra mentre segni tangibili ci dicono che la struttura avesse  qualche piano in più. Il Museo dei peloritani si avvale di un patrimonio etno antropologico di circa 2500 pezzi, molti altri sono conservati in depositi per mancanza di spazi utili. Sono stato per anni a stretto contatto con realtà artigianali, industriali e contadine, e questo mi ha reso consapevole del sacrifico, dell’impegno e della dignità delle classi artigiane più povere facendomi sempre più appassionare ai mestieri, attività, e modi di vivere delle comunità rurali e popolari”. In occasione dell’Inaugurazione del Museo Melina Prestipino, direttore della Sezione per i Beni Bibliografici e Archivistici della Soprintendenza di Messina ha organizzato l’esposizione bibliografica “Nel labirinto delle stampe. Caratteri, torchi e … calamai”, sottolineando:  “A I ferri du Misteri è intitolato il Museo etno antropologico.  Misteri, intesi come lavoro, attività artigianale, attività manuale.  La stessa etimologia  di Mistero.  Quello che avvolge la vita in ogni sua manifestazione.  Il Mistero della Natura, il Mistero dell’attività dell’Uomo, che si manifesta  attraverso la sua creatività e il suo rapportarsi alla Natura. E i ferri sono gli arnesi, altresì sono l’arguzia, la capacità di concepire e di creare, di fare dell’uomo, come se fosse nato con quell’artifizio  incorporato nel suo Dna, sin dalla nascita. Si troveranno anche libri interessanti come I Scinnenti e Muntanti  di Maria Costa, I Prumessi spusi di Gianni Argurio. Gli studi di Giuseppe Pitrè e i capolavori della letteratura antica e moderna italiana e straniera della Biblioteca Universale Rizzoli. Nel locale che ospita la Biblioteca trova posto, accanto alle raccolte librarie, poi anche uno spaccato di quello che era l’arte della stampa fino alla seconda metà del secolo scorso. Ma oltre ai caratteri a stampa,  ci sono i caratteri che troviamo ritratti nelle fotografie del Maestro Aldo Pintaldi. Li ritroviamo nelle fotografie della  donazione che  il Maestro fece al Museo in una sua visita nel luglio del 2012. Si tratta di una Collezione di circa 400 fotografie,  da cui nacque una sezione fotografica a lui  intitolata. Caratteri colti e ritratti nello scatto fotografico, per rappresentarne l’essenza.  Il carattere di un bimbo ai suoi primi passi,  di una timida adolescente,  di una lieve brigata in vacanza,  dei partecipanti ad  un incontro congressuale, di  un gruppo di invitate ad una cerimonia.

Una fotografia che rivela, al di là delle distrazioni del quotidiano, l’attenzione per le cose essenziali, l’attenzione di chi sa leggere le cose segrete della vita. Possiamo chiamare il Maestro Aldo Pintaldi,  il fotografo della Rinascita, il fotografo di quella Messina che dall’immediato secondo dopoguerra, sperimenta un periodo di vertiginosa e  esplosiva voglia di vivere, di crescere,  di ricostruire, di dimenticare le tristi vicende di un terremoto che ancora testimonia in alcuni agglomerati urbani la sua terribilità e quelle,  ancora più tristi,  del secondo conflitto mondiale. La mostra, è stata realizzata con la collaborazione di Maria Rabe, Mirella Jannuzzi, Rocco Burgio e Nino Cupitò”.

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