Raffaella Spadaro, presidente provinciale dei Verdi, attraverso una nota, espone quelle che ritiene essere le principali cause del disastro messinese. Riportiamo integralmente la sua nota:
“Messina ultima città nelle classifiche per vivibilità.
Oggi tocca il fondo e come in una cura omeopatica mostra al mondo le Sue ferite. Trascurata, sfruttata e depredata da chi, invece, avrebbe dovuto, per dovere prendersi cura di lei, del suo territorio (suolo, sottosuolo, torrenti, acqua) e dei suoi abitanti.
Resta sullo sfondo l’immagine di una città splendida, bagnata da una parte dal mare, dall’altra accarezzata dai monti Peloritani, da quelle colline di Antonelliana memoria che incorniciano, ancora, le coste di Messina.
Risultato un clima mite, dolce, solo raramente è sferzata da rari fenomeni atmosferici, che metteno a rischio ed allarmano troppo ed impropriamente la popolazione.
Periodicamente le “allerte meteo” condizionano il regolare svolgimento delle attività dei cittadini:scuole, chiese, uffici, acqua assente, spazzatura ad ogni dove.
Molti se non tutti colpevolizzano la natura, invece la vera responsabilità è di chi ha omesso di rafforzare il territorio, indebolendo tutto l’ecosistema.
Togliendo il respiro alla terra ed ostacolando il regolare flusso di torrenti, sabbie, detriti e quant’altro si muova sul pianeta.
L’assenza di prevenzione, di manutenzione e di chiarezza nella suddivisione delle competenze territoriali- dichiara Raffaella Spadaro presidente provinciale dei Verdi- fa sì che lo scarica barile renda facile l’occupazione di poltrone prestigiose con stipendi o retribuzioni favolose senza però benefici per i cittadini.
Ne consegue un risultato che è sotto gli occhi di tutti: ossia l’attivazione della macchina del disastro (strade pericolose, città al buio, ponti, autostrade, acquedotti che esplodono, fiumi e mari inquinati da depuratori inefficienti). Esistono strumenti?! Si! E sono efficaci: piano rifiuti, piano portuale, piano spiagge, piano regolatore, piano assetto idrogeologico, mappatura Enea, mappe geognostiche/georadar. In due parole fatti e non proclami e passerelle.”
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