«Non accetteremo passivamente la decisione dell’Azienza Sanitaria Provinciale di Messina di procedere alla dismissione delle Strutture Abitative Riabilitative, le cosiddette StAR, presenti sul territorio». A dirlo è il segretario provinciale della Cisl Funzione Pubblica, Calogero Emanuele, che evidenzia il ruolo importante di realtà sanitarie che si occupano di trattamento residenziale per soggetti con patologie psichiatriche, istituite nel 2000 dall’allora Ausl 5 di Messina, oggi Asp, che hanno dato vita ad un’esperienza innovativa e sperimentale.
Il territorio provinciale di Messina comprende 14 StAR gestite in forma pubblico–privato, con 84 posti letto e con circa 100 unità di personale impegnate che perderebbero il posto di lavoro ma, soprattutto, si assisterebbe ad un incremento sproporzionato dei ricoveri e dei trasferimenti in altre regioni.
«Queste strutture terapeuticamente hanno proprio lo scopo di riprodurre un ambiente a dimensione “familiare” e di “civile abitazione”, dove i soggetti non vengono isolati dal contesto sociale e si allenano ad affrontare le sfide personali e quotidiane della vita di tutti i giorni», sottolinea Emanuele che aggiunge: «Le StAR del Dipartimento di Salute Mentale di Messina, costituiscono, ad oggi, una valida ed efficace risposta ai bisogni di salute espressi da persone con patologia psichiatrica grave».
Gli indicatori di verifica di queste strutture, quali durata media della degenza, percentuale ospiti provenienti da degenza del Servizio di Prevenzione di Diagnosi e Cura, percentuale di ospiti dimessi e reinseriti a domicilio, risultano fortemente positivi nelle esperienze della StAR.
«Prima di qualsiasi decisione – prosegue Calogero Emanuele – è necessario effettuare le giuste valutazioni ed una verifica di esito in merito alle strutture residenziali. Riteniamo, piuttosto, che tale modello di residenzialità terapeutica delle StAR vada esteso a tutti i DSM Siciliani».
Per la Cisl Fp, la decisione dell’Asp di Messina è in controtendenza alle indicazioni della Legge Balduzzi che devono andare verso la deospedalizzazione e un’assistenza più vicina al territorio. «Proprio per questo – annuncia Emanuele – presenteremo presto un studio e una analisi approfondita dei risultati raggiunti su tutto il territorio provinciale, per far capire al manager dell’Azienda che va riconsiderata la decisione di chiusura o di rimodulazione di tali strutture che comunque, se ripensate, devono sicuramente dare continuità al servizio e migliorare i livelli qualitativi dell’offerta».
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